Sotto l’altare della chiesa di San Faustino trovate 7 lapidi di nobili
Duplice interessante scoperta alla chiesa di San Faustino. In primo luogo non è una basilica come la tradizione popolare ha sempre appellato la chiesa e per ovviare a questo (ed esaudire i desideri del vescovo Tremolada) il parroco mons. Francesconi ha fatto un sorprendente rinvenimento: sotto l’ampia pedana di legno sulla quale è posto l’altare, collocata nel presbiterio negli anni Settanta, sono state rinvenute sette lapidi che chiudevano le tombe di altrettanti nobili bresciani, probabili benefattori.
Le lapidi riportano date molto diverse tra loro, e vanno dal ‘500 al ‘700; riportano nomi quali Foresti, De Rossi, Soncini, Bernardi e devono esser state ricollocate nel presbiterio in epoca successiva.
«È interessante quella di Bernardo Bernardis datata 1743 - spiega don Gianbattista -, lo stesso anno dell’incendio che distrusse abside e coro, inseguito al quale vennero chiamati artisti di fama come Tiepolo e Mingozzi a ridecorare la chiesa». Dal punto di vista architettonico la struttura dell’edificio sacro (che affonda le origini nel VIII sec.) risale alla prima metà del Seicento quando l’immobile fu rimaneggiato, così come il presbiterio, che finì bruciato, ma non crollò. Pertanto sono di epoca posteriore solo alcuni dipinti e alcune decorazioni, la struttura è ancora quella originaria.
La denominazione
Non suscita meno stupore della scoperta delle lapidi il fatto che la chiesa intitolata ai patroni della città, e per questo ritenuta tra i luoghi di culto più importanti con la cattedrale, seppur sempre chiamata basilica, perché così era ritenuta dalla devozione popolare, non lo sia secondo i canoni ufficiali che richiedono alcune caratteristiche specifiche: tra queste la presenza di un altare conciliare fisso, rivolto verso le persone che devono raccogliersi in preghiera.
«Ho voluto assecondare il desiderio del vescovo - continua mons. Francesconi divenuto parroco di San Faustino da poche settimane - e far sì che la chiesa diventi basilica. Dopo aver sentito il Consiglio pastorale, abbiamo deciso di far togliere la pedana che reggeva l’altare esistente, per poi poter realizzare quello fisso. La pedana era piuttosto grande perché occupava, per tutta la lunghezza, il presbiterio. Ed è stato così che abbiamo trovato le sette lapidi, tutte in fila, una accanto all’altra, e che abbiamo subito sottoposto al parere degli esperti. Davanti all’altare di San Benedetto c’è, invece, un sepolcro con un sacello che contiene le ossa degli abati del monastero benedettino precedente».
Ora per realizzare il nuovo altare si dovrà stilare un progetto che dovrà passare al vaglio della Cei e anche della Soprintendenza. Il parroco nel fare questi spostamenti ha deciso anche di avvicinare i banchi dei fedeli all’altare e soprattutto di spostare l’urna contenente le reliquie dei patroni nello spazio sotto l’attuale altare, così da essere sempre visibili a tutti. «Prima invece erano collocate a lato dell’altare, vicino a quelle di Sant’Onorio, e venivano esposte in occasioni speciali».
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