Sonia Treccani, il nuovo «curato laico» dell’oratorio di Nave

Barbara Fenotti
È stata nominata dal vescovo per affiancare il parroco a coordinare le attività
Sonia Treccani, mamma di tre figli e assistente ad personam - © www.giornaledibrescia.it
Sonia Treccani, mamma di tre figli e assistente ad personam - © www.giornaledibrescia.it
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Ogni epoca ha le sue sfide e le sue difficoltà quando si parla di giovani. Quella che ci troviamo a vivere da alcuni anni è complessa sia perché ogni cosa è accelerata, sia in quanto si sono fatti largo nuovi modelli di vita. Lo sa bene Sonia Treccani, da alcune settimane nominata ufficialmente dal vescovo come guida dell’oratorio di Nave.

Una sorta di «curato laico» che, nel corso del suo mandato triennale, aiuta il parroco a coordinare le attività dell’oratorio e che, in sinergia con i volontari, lascia sempre una porta aperta a qualsiasi ragazzo o ragazza per ascoltarne le storie, le gioie e i problemi.

Missione

Quarantasette anni, mamma di tre figli e un lavoro come assistente ad personam nelle scuole, Sonia è conosciuta e stimata in paese e in passato è stata consigliera comunale con delega alle Politiche giovanili.

All’oratorio di Nave è cresciuta anche in veste di educatrice e catechista: sin da piccola è stata la sua seconda casa e, ora, il suo obiettivo è fare in modo che lo possa essere anche per gli adolescenti e i giovani del paese. Una scommessa che talvolta può presentare alcuni ostacoli ma, a suo dire, dà soprattutto grandi soddisfazioni. Attorno all’oratorio di Nave gravitano 150 tra adolescenti e giovani. C’è chi è coinvolto direttamente nelle attività oratoriali, chi in oratorio passa per fare due chiacchiere e una partita a ping pong e quelli che, invece, preferiscono trascorrere il tempo sotto il portico davanti al bar o al parco.

Vicinanza

«Nel complesso parliamo di un bel movimento di giovani, una grande comunità molto partecipata - racconta Sonia -. Essendo tanti, emergono anche problemi legati alle loro fatiche, da chi non sempre è propenso a uscire di casa alla persona che ha a che fare con una dipendenza, da coloro che soffrono di apatia fino a chi, invece, si butta con entusiasmo nelle attività proposte». Tutti in maniera indistinta hanno diritto a essere ascoltati.

«Per fortuna c’è l’oratorio che li accoglie - osserva -. Lì qualche parola gliela si può sempre dire e si ha l’occasione di portare qualcosa di positivo nelle loro vite». 

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