Premio Bulloni 2025: a don Roberto Lombardi il Grosso d’oro

Nel 1994, mentre il mondo voltava lo sguardo altrove, don Roberto Lombardi e la sorella Enrica salvarono oltre quaranta bambini ruandesi, dai neonati ai tre anni, in fuga dalla guerra civile tra Hutu e Tutsi. Li portarono via dall’inferno, li affidarono a famiglie bresciane, li seguirono uno per uno. Quei bambini oggi sono adulti. Lui continua ad accompagnarli. A questa storia di coraggio e umanità si lega il Grosso d’oro conferito a don Roberto, su segnalazione di Massimo Pesenti e Laura Smussi. Un riconoscimento che ha il peso delle vite toccate e il valore della gratitudine condivisa. Ma la sua vicenda personale non si esaurisce in quell’episodio, per quanto straordinario.
Sacerdote diocesano, per molti anni è stato una presenza costante nel mondo dell’educazione: assistente spirituale dell’Università di Brescia, poi della sede bresciana dell’Università Cattolica, docente in seminario, promotore di una pastorale attenta alle fragilità e in particolare alla disabilità. Ha insegnato a guardare alla sofferenza senza paura, a vivere la vicinanza come scelta quotidiana, non come gesto straordinario.
Oggi, pur senza incarichi diocesani, continua a seguire il Centro volontari della sofferenza di Montichiari e presiede la Fondazione Museke, impegnata in progetti di cooperazione internazionale e inclusione sociale.
Il suo è un impegno che non ha mai chiesto attenzione, ma l’ha sempre meritata. In tutto ciò che fa, rimane fedele a uno stile sobrio, lontano dai riflettori. Ma le tracce lasciate – nelle storie, nelle coscienze – parlano con forza.
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