Ono San Pietro, il rifugio Baita Iseo ha due nuovi (giovanissimi) gestori

Giuliana Mossoni
Francesco Cavagnoli e Sara Bianchi hanno inaugurato la nuova stagione: approccio più tradizionale alla montagna e cibo abbondante e casareccio
I due giovani gestori del rifugio a Ono San Pietro - © www.giornaledibrescia.it
I due giovani gestori del rifugio a Ono San Pietro - © www.giornaledibrescia.it
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Il rifugio Baita Iseo rinasce e guarda al futuro con due giovani, Francesco e Sara, che di futuro, nei loro occhi e nei loro cuori, ne hanno tantissimo. La struttura, collocata a 1.335 metri di quota sul versante nord-occidentale della Concarena, sopra Ono San Pietro, ha riaperto per la stagione estiva (domenica c’è stata l’inaugurazione «ufficiale») con tante novità, a iniziare dalla gestione, da poco affidata a Francesco Cavagnoli, 28enne di Cerveno, e alla compagna Sara Bianchi, classe 2000, originaria di Sovere.

Famiglia e passione

Due giovani che, per famiglia e per passione, di esperienza possono già vantarne un po’. Lui è infatti nipote di Venanzio Zana, che ha tenuto aperto il rifugio per 27 anni, fino al 2016, è guida ambientale escursionistica e frequenta la località da quando aveva due anni, ogni estate, al punto da confessare che, sommando i vari mesi trascorsi in quota, è come se avesse passato due interi anni della sua vita lassù. Sara è la co-creatrice del Cammino Tre laghi, un trekking a lunga percorrenza che si snoda tra Endine, Iseo e Piangaiano. Amanti, entrambi, della natura e di quella vita che non strizza troppo l’occhio alle comodità e alla modernità, ma che traguarda più verso orizzonti di sostenibilità, semplicità e natura.

Il rifugio a Ono San Pietro - © www.giornaledibrescia.it
Il rifugio a Ono San Pietro - © www.giornaledibrescia.it

E infatti il loro modo d’intendere la vita in rifugio non è quello che sempre più spesso si vede, ovvero «un albergo di montagna travestito da rifugio». Il Baita Iseo vedrà un ritorno, spiega Francesco, «alle tradizioni e alle origini di quanto si poteva trovare in montagna, prendendo le distanze dalle moderne tendenze. Non solo per il cibo, che sarà quello tradizionale da rifugio, abbondante, casereccio e con prodotti a chilometro zero, ma anche per le proposte di escursioni per conoscere e rispettare la natura e di eventi, per far rivivere il vero spirito dello stare in montagna».

Da sogno a realtà

Non mancheranno proposte escursionistiche
Non mancheranno proposte escursionistiche

Trentotto i posti letto, 40 per i pasti all’interno e 70 all’esterno, con anche un ampio locale invernale e accessi a piedi da Ono, dal Passo Dei Campelli, da Pescarzo e dalla località Valaiù. «È fatta: siamo rifugisti - afferma Francesco -, questa è la vita che stiamo provando a costruirci, inseguendo i nostri sogni e cavalcando le nostre passioni, accettandone anche le fatiche e i rischi. È soprattutto grazie alla spinta di Sara che è arrivato il tempo di raccogliere l’eredità del nonno e realizzare questo sogno. Il desiderio di valorizzare un luogo così importante per me, restituendo un po’ di quanto mi ha donato, può finalmente essere soddisfatto. Non ci spaventano i sacrifici, perché dalla nostra abbiamo la passione, la voglia d’intraprendere questa avventura e la romantica idea del vivere in simbiosi con la natura».

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