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Manara, una vita per la fotografia: ora i suoi scatti cercano una casa

Gianantonio Frosio
L’archivio racconta Ghedi. Il desiderio della moglie: renderlo accessibile a tutti
Scatti dal passato di Ghedi - © www.giornaledibrescia.it
Scatti dal passato di Ghedi - © www.giornaledibrescia.it
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Ruggero Manara, del ’59, se n’è andato due anni fa: il destino non gli ha consentito di godersi la maturità, tantomeno la vecchiaia. Ha lasciato la moglie Alda, con la quale ha condiviso buona parte della vita, e un grande vuoto. Ma ha lasciato anche migliaia di fotografie che raccontano storie quotidiane di Ghedi e dei ghedesi. Una sorta di archivio, che sarebbe bello rendere accessibile a tutti.

Ruggero Manara - © www.giornaledibrescia.it
Ruggero Manara - © www.giornaledibrescia.it

Migliaia di istanti

Siccome per vivere bisogna pur fare qualcosa, Ruggero faceva l’assicuratore. Ma la sua passione era la fotografia: una passione viscerale, che l’aveva stregato ai tempi del liceo. Lui, che evidentemente era predestinato, l’aveva assecondata: s’era messo la reflex al collo e, complice un periodo di apprendistato a Melzo da una parente professionista, non l’aveva più tolta.

Con la macchina fotografica ha raccontato tutto e tutti. Non c’era manifestazione senza che Ruggero fosse lì: dalla festa di Ringraziamento a quella dell’Avis, passando per il concerto della banda, il Palio dei quartieri, le feste di contrada, i pomeriggi all’oratorio, le commedie dialettali al Gabbiano…

Anche la fanfara nell'obiettivo di Manara - © www.giornaledibrescia.it
Anche la fanfara nell'obiettivo di Manara - © www.giornaledibrescia.it

Ogni palmo di terra è finito nell’obbiettivo della sua reflex: scorci del paese, rogge, campi di grano, papaveri, stradine… Soprattutto, però, era interessato alle persone, delle quali riusciva a cavare l’anima: anche la persona più banale, nei suoi scatti diventava interessante. Inoltre, con pazienza certosina, Ruggero ha bussato a tutte porte, duplicando le foto di famiglia che ha trovato nelle case dei ghedesi: immagini uniche, alcune storiche, scattate più di 100 anni fa, più chiare di una lezione, più esaurienti di un trattato di storia.

L’appello

Migliaia di immagini: cartacee, negativi, digitali… Un patrimonio che racconta la vita di Ghedi e dei ghedesi: un archivio che sarebbe cosa buona e giusta mettere a disposizione della comunità, perché, descrivendola, la rappresenta. «Ruggero aveva questo desiderio - dice la moglie -. Le fotografie sono per chi intende usarle come voleva lui. C’è un vincolo: devono essere a disposizione di tutti gratuitamente. Mi hanno già chiesto di venderle, ma ho rifiutato. Non mi interessano i soldi: chiedo solo che le foto tornino ai ghedesi».

Qualcuno ha un’idea? Un piccolo museo, uno spazio dedicato, magari in biblioteca o in Comune... Se sì, si faccia avanti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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