Mestieri in estinzione: le storie coraggiose di tre giovani bresciani

«Le nuove generazioni non hanno voglia di lavorare, di faticare. Sono tutti uguali…». Quante volte si è sentito dire? Eppure tanti giovani dimostrano tutto il contrario: quotidianamente si impegnano, mostrando passione per quello che svolgono e riscoprendo mestieri che stanno scomparendo.
È il caso per esempio di tre ragazzi bresciani: Sofia, 16 anni, che con determinazione sta studiando per diventare muratrice; Cristian, 24 anni, che con passione lavora il legno; e Francesco, 19 anni, che con coraggio ha scelto di mettersi in proprio come giardiniere. Da dove nascono queste scelte? Questi lavori hanno speranza per il futuro? Come si stanno evolvendo? E soprattutto, come li stanno vivendo?
La muratrice Sofia Donna
Sofia Donna ha 16 anni, è di Sale Marasino e studia all’Eseb, Ente sistema edilizia bresciana. La passione per questo mestiere nasce in famiglia: il padre, il nonno e il bis-nonno sono stati tutti muratori, e adesso potrebbe essere arrivato il suo turno. L’idea di poter costruire qualcosa con le sue mani l’appassiona e l’essere donna la fa sentire in controtendenza, ma non per questo la limita. Anzi: «Non sono sola, la presenza femminile in cantiere comincia a vedersi e mi auguro che altre ragazze scelgano questo percorso. Io a scuola mi trovo molto bene e mi sento al pari dei miei compagni».

Secondo Sofia prima o poi questo mestiere sarà riscoperto: «Molti giovani sono alla ricerca di lavori dinamici e mestieri come il muratore rispecchiano questa esigenza». Rispetto all’epoca del suo bis-nonno sono cambiati tanti aspetti: lo sviluppo tecnologico permette di alleggerire fisicamente questo duro lavoro e sono sempre in evoluzione nuove tecniche costruttive e nuovi materiali sempre più efficienti.
Cristian Zani, falegname
Cristian Zani ha 24 anni, è di Ponte di Legno ed è un falegname. Fin da piccolo suo papà lo portava con sé in laboratorio e quello che all’inizio era visto come un gioco è diventato una passione e poi un lavoro. «Dopo la scuola ero indeciso tra lavoro e università, però vivendo a Ponte di Legno, dove il settore edile è molto attivo, ho deciso di intraprendere questa strada e con il tempo mi sta convincendo sempre più. Mi sento in controtendenza rispetto ai miei coetanei: la maggior parte studia in università. Ma non percepisco questa differenza in modo negativo».

La flessibilità e la poliedricità che offre questo mestiere sono elementi che soddisfano Cristian, anche di fronte agli aspetti più difficili: la scelta dei prezzi, la gestione della parte burocratica e amministrativa e soprattutto cercare di accontentare tutti i clienti garantendo qualità e organizzando l’esteso flusso di lavoro. È una mansione difficile e sono davvero pochi i giovani che praticano la falegnameria, ma secondo Cristian c’è speranza per il futuro: «Credo che con l’avanzare della tecnologia e dell’intelligenza artificiale i mestieri manuali diventeranno sempre più ricercati e ci saranno più opportunità».
Inoltre il lavoro dell’artigiano sta cambiando profondamente: «Essere artigiano oggi vuol dire saper mettere in dialogo manualità storica e soluzioni attuali. Le nuove tecnologie aiutano a velocizzare e migliorare il lavoro, ma l’artigianalità tecnica e la sensibilità umana non potranno mai essere sostituite. Essere falegname è sinonimo di creatività, passione e minuziosità».
Francesco Guerini, passione giardinaggio
Francesco Guerini ha 20 anni, è di Marone ed è un giardiniere. Fin da piccolo ha seguito il nonno e la famiglia nel lavoro nei campi: accudire le pecore, dare una mano con il fieno e dedicarsi agli ulivi. Anche il padre è stato un giardiniere e i racconti e le fotografie del suo lavoro lo hanno sempre interessato: «Ho iniziato da piccolo a dire di voler fare questo, e adesso lo sto facendo».

Francesco ha frequentato l’Istituto Agrario Giuseppe Pastori di Brescia e lo ha concluso con successo: 100 e lode. Eppure non ha voluto continuare con l’università: una scelta coraggiosa di cui non si pente: «C’era bisogno di qualcuno che riscoprisse i mestieri manuali. Siamo rimasti in pochi a volerci sporcare le mani». Scelta resa ancora più audace dal carattere di Francesco: «Devo poter essere libero di organizzare il lavoro come meglio credo, senza che nessuno mi dica come fare. Per questo ho deciso di mettermi in proprio, un salto non privo di ostacoli. Però poter mettere mano a dei giardini brulli e renderli dei capolavori è qualcosa che ripaga ogni sforzo, sembra di essere un artista».
Il giardiniere è un lavoro duro, non ci si ferma mai. Bisogna saper controllare tutto: l’organizzazione, le fatture, relazionarsi con il commercialista e garantire servizi di qualità per i clienti, venendo incontro alle loro esigenze. Inoltre è un lavoro che cambia molto in base alla stagione: «Da febbraio ad aprile esiste solo la potatura degli olivi, praticamente, poi in primavera ed estate curo i giardini delle case. D’inverno ci sono invece l’abbattimento del legname e la potatura di piante ad alto fusto».
Anche Francesco si sente in controtendenza rispetto ai suoi coetanei: «Tutti vogliono tutto subito e non sono disposti a mettersi in gioco e rischiare per raggiungere degli obiettivi. Di opportunità ce ne sono tante, e soprattutto non dobbiamo accontentarci di un lavoro qualsiasi, ma dobbiamo svolgere qualcosa di appagante».
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