La storia di Angelo, senzatetto accolto dal quartiere: «Sogno di lavorare come giardiniere»

Le aiuole curate e l’erba appena rasata davanti all’ingresso del supermercato portano la sua firma. «Angelo e Soby», si legge in calce ad una fotografia che lo ritrae abbracciato al suo inseparabile cane. «Mi piace lavorare all’aperto, ho scoperto di voler fare il giardiniere». Non c’è cliente abituale del Conad di via San Zeno che non conosca Angelo Botti, il senzatetto di Gussago che da circa dieci anni mangia, dorme e vive proprio davanti allo storico supermercato. Magari non tutti conoscono il suo nome, magari qualcuno evita di incrociare lo sguardo, ma la maggior parte di chi passa da qui gli rivolge un saluto e gli lascia qualcosa. «Nei giorni in cui va bene, riesco a mettere da parte 10-15 euro», racconta lui.
Il passato
Ha una dignità difficile da raccontare, Botti: la barba lunga e incolta, i vestiti sporchi e le mani annerite non riescono a cancellare la sua vita precedente. E nonostante i patemi, sotto le rughe profonde della disperazione ha un sguardo che continua a sorridere. Originario di Gussago, nella frazione di Civine ha vissuto la prima parte della propria esistenza. Aveva una famiglia, faceva il carpentiere e lavorava parecchio. Poi qualcosa si è rotto. «Mi hanno portato via un figlio, ora avrà 18 anni e non l’ho mai più visto. Poi ho divorziato da mia moglie».
Il suo racconto prosegue tra nubi e incertezze tra ciò che è accaduto davvero e ciò che è interpretabile. («Ho otto sorelle, ma nessuna mi ha aiutato» - è l’unico momento in cui accenna rabbia). E quando scompaiono anche i suoi genitori incontra lo spartiacque della sua vita: Angelo, oggi 60enne, comincia a peregrinare in giro per la provincia alla ricerca di un tetto sopra la testa; fa tappa in città trascorrendo un periodo nel convento dei frati Cappuccini di via Milano, poi mette piede in via San Zeno e non se ne va più. Nei suoi lunghi anni davanti alla Conad, insieme al suo cane Soby, ne passa tante. Di giorno qualcuno vuole mandarlo via, la notte viene pestato e rapinato. «Mi è capitato almeno due volte, vengono a darmi i calci nel sonno e mi dicono di consegnare i soldi». È il paradosso della guerra tra gli ultimi del mondo. Qualcosa cambia quando arrivano Valerio Greco e Daniele Frassine, i due soci che da qualche anno gestiscono il punto vendita nel quartiere Lamarmora. Loro scelgono un’altra politica e decidono di aiutare Angelo. Prima lo pagano in cambio della cura dei giardini, poi scatta il tam-tam in tutto il quartiere per trovare un luogo accogliente al 60enne e al suo Soby.
Il futuro
Non trascorre troppo tempo che all’appello rispondono pezzi interi di comunità. Si trova una soluzione e così, dopo oltre dieci anni in strada, oggi Angelo può dormire al riparo dal freddo invernale, dalle intemperie e dalle aggressioni. «Sono tanti i clienti che si sono affezionati ad Angelo, che continua a trascorrere le giornate davanti al supermercato senza mai creare problemi – raccontano Greco e Frassine –. Averlo responsabilizzato aiuta lui ma anche il nostro contesto».
Con la sicurezza di un giaciglio, ora Angelo vuole però ricominciare. «Vorrei tornare a fare la vita che facevo una volta, ma sempre con Soby». Perché lui non si separa mai dal suo cane, tanto grande – sessanta chilogrammi di carne e pelo – quanto affettuoso. E anche se in tasca ha pochi euro, pensa già al prossimo appuntamento col veterinario: «Lo vaccino ogni anno, perché qui passano anche tanti bambini». Poi, fissando con orgoglio le sue aiuole ripete ancora una volta – quasi invocando aiuto attraverso un pensiero sibilato a voce alta: «Mi piacerebbe curare i giardini o fare il custode».
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