La storia dell’inno storico del Brescia, tornato di moda allo stadio

«Brescia di ferro» ha riconquistato il Rigamonti, non come «Madonnina», ma quasi. In tanti ci sono cresciuti sentendola a Mompiano, tra un «Colori colori colori» e le «vetrine che girano»
Il 45 giri originale prodotto dalla Mantra Records - Foto pagina Instagram Bresciacalciomaglie
Il 45 giri originale prodotto dalla Mantra Records - Foto pagina Instagram Bresciacalciomaglie
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«Azzurre le maglie / lucenti le stelle / Alè rondinelle vittoria sarà». Se fossimo a Sarabanda il 90% dei tifosi del Brescia avrebbe già schiacciato il pulsante. «Brescia di ferro di Jonathan Silva» la risposta. Giusta in parte, perché se Silva è chiaramente lo pseudonimo di chi quello storico inno lo ha cantato nel 1985 (l’accento tradisce...), in realtà il titolo corretto è «Forza Brescia». Un po’, con le dovute proporzioni, come «Nel blu, dipinto di blu» e «Volare».

Un tuffo al cuore per molti, una scoperta per altri: sta di fatto che da quando l’Union Brescia, alla sua prima al Rigamonti in Coppa Italia e poi in campionato, ha deciso di ripescare la canzone, la si sente fischiettare nei parchi e nelle strade. Non quanto la «Madonnina», ma quasi. In fondo in tanti ci sono cresciuti sentendola a Mompiano, tra un «Colori colori colori» e le «vetrine che girano», must degli anni Ottanta e primi Novanta.

Un pezzo di storia

Ma la bellezza dell’inno, al di là dell’intro di tromba e quel sapore retrò che lo rende unico, sta anche nell’alone di mistero che lo circonda. Andiamo con ordine. «Brescia di ferro», continuiamo a chiamarla così, viene registrata nel 1985, nel periodo d’oro del salto serie C-serie A del Brescia.


La canzone è commissionata dalla società, ma con il contributo fondamentale del Centro Coordinamento Brescia Club. I punti fermi sono lo studio di registrazione in via Zara, il Mantra Recording Studios, il produttore Luigi Gallina, il tecnico del suono Gianni Muolo. Il resto? Pseudonimi, per permettere di viaggiare tra mezze verità e ricordi che rendono tutto ancora più bello.

Un aiuto per capire qualcosa di più arriva da Franco Testa, bassista bresciano dalla straordinaria carriera e dalla bravura immensa, ma anche tifosissimo delle rondinelle, tanto da sospendere le prove con Mannoia o Jannacci per vedere una partita.

«Negli anni Ottanta – ricorda – lo studio di Gallina era l’unico a Brescia: quindi o si andava a Milano, o se si voleva registrare qualcosa ci si rivolgeva a lui. Muolo era il fonico fisso, quindi sono certo che abbia curato lui i suoni, poi c’erano alcuni musicisti che due-tre giorni a settimana erano a disposizione di chi arrivava. C’era chi voleva fare una canzone, il gruppo di liscio, un po’ di tutto insomma. Io, Alfredo Golino, i gemelli Cazzago, spesso ci trovavamo a registrare per Gallina. E tutte le volte che riascolto Brescia di ferro e la linea di basso, non escludo di averla potuta suonare io...».

La voce

D’altronde era semplice: si arrivava in via Zara e in un paio di giorni si facevano anche 20-25 brani. E nel 1985 tra quelli entrò quello cantato da Jonathan Silva. «Ovviamente un nome inventato, uno pseudonimo – sottolinea Testa –: da quello che ricordo la canzone venne affidata ad un ragazzo mantovano, bravo, che bazzicava lì. Uno con cui andavi a botta sicura: buona la prima insomma senza tanti fronzoli».

Il retro del 45 giri con il testo della canzone, diventato per i tifosi ormai iconico - Foto pagina Instagram Bresciacalciomaglie
Il retro del 45 giri con il testo della canzone, diventato per i tifosi ormai iconico - Foto pagina Instagram Bresciacalciomaglie

Sta di fatto che «È scritto in bianco sul cielo blu» piuttosto che «sciarpa e cappello, oggi vinciam» sono diventate frasi iconiche per i tifosi biancazzurri, adesso anche per chi non ha ancora passato gli «anta».

Di decennio in decennio

Ma quanti sono gli inni biancazzurri? «Brescia di ferro» è il primo, come detto datato metà anni Ottanta. Negli anni Novanta ecco «La storia è nel cuore» di Vanna Leali ad accompagnare la promozione in serie A con Sonetti. L’inizio del Duemila è segnato da «Nel Biancoblù» di Omar Pedrini, che se la gioca con «Brescia di ferro» nel cuore dei tifosi. Perché il rapporto d’amore con le rondinelle che viene raccontato e che nasce «sulle gambe di mio padre» è un po’ la storia di tanti che hanno il Brescia nelle vene.

La serie A con Iachini nel 2010-2011 arriva sulle note di «Cuore BiancoAzzurro» interpretato da Silvia Fusè, voce bresciana in forza anche ai Dirotta su Cuba. Poi qualche anno di silenzio fino all’arrivo di «Brescia chissà chissà» di Peejay, trasmesso fino al 13 maggio scorso.

L’arrivo dell’Union Brescia ha cambiato le carte in tavola. Niente V sulla maglia (per ora...), niente stemma storico (sempre per ora...), ma voglia di andare comunque a recuperare le radici. A partire dalla canzone da trasmettere prima e dopo il match. E allora «Brescia di ferro, Brescia di fuoco, È l’ora del gioco, si vince e si va».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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