Un capitale sociale da tenerci ben stretto

L'emergenza Covid deve renderci consapevoli di quanto sia prezioso ciò che i cittadini mettono a disposizione di altri cittadini
L'abbraccio tra l'infermiera Angela e Giuseppe, guarito dal Covid - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'abbraccio tra l'infermiera Angela e Giuseppe, guarito dal Covid - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Chi fosse stato mercoledì in Loggia, avrebbe di sicuro capito a fondo quanto ci ha spiegato il sondaggio di Ipsos per il GdB sulla «tenuta» dei bresciani nell’emergenza del Covid. Nell’atmosfera di generale commozione che ha colto i presenti mentre l’infermiera Angela riabbracciava Giuseppe, il malato Covid ritrovato, di cui si era presa amorevolmente cura per un mese al Civile, si manifestava in concreto quel che Nando Pagnoncelli di Ipsos ha definito il grande capitale sociale che il nostro Paese e i nostri territori (in particolare) custodiscono tra le pieghe di tanto lavoro, di un senso del dovere che ancora ha un suo valore, e di un rifiuto di quella cultura dell’alibi che va in cerca di capri espiatori e respinge l’assunzione di responsabilità di fronte alle criticità.

In un’azienda il capitale sociale è quello versato dai soci, le risorse su cui essa può contare; il capitale sociale di cui Pagnoncelli parla è quel quid che i cittadini mettono a disposizione degli altri concittadini, sotto forma di attenzione al bene comune, di volontariato, di disponibilità a unire le energie per farle convergere su bisogni e progetti condivisi...

Un capitale - accumulato di generazione in generazione e ora affidatoci - su cui è tutta la comunità a poter contare nelle emergenze, lo abbiamo constatato in questi mesi. Dobbiamo parlarne non per dirci bravi, per autocompiacimento, ma per prendere invece consapevolezza di quanto sia prezioso e meriti un’adeguata attenzione e cura perché non vada disperso. E perché anche le prossime generazioni possano avere un’Angela (e degli angeli) su cui contare quando esse ne avranno bisogno.

 

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