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Le attrazioni di Gardaland che non ci sono più: tutta la storia

Dalla Valle dei Re alle canoe-banana del Safari, sono numerose quelle che dal 1975 a oggi sono state rimpiazzate, scrivendo comunque la storia del parco divertimenti
La Nuvola in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
La Nuvola in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
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La luce verde che accompagnava nelle profondità della Valle dei Re; l’adrenalina sul Top Spin; i brillantini del museo di Barbie, tutto rosa... Nei giorni scorsi la notizia del restauro del galeone dei pirati di Gardaland e dell’inevitabile chiusura per lavori ha suscitato un effetto amarcord portando la mente a tutti quei «giochi» (così li chiama la gente familiarmente) che ormai non esistono più. La nostalgia è sempre tanta e sono numerosi i blog e siti specializzati che raccolgono foto e video d’epoca (come il cimitero delle attrazioni su www.gardalandtamtam.com).

C’è anche stata una prevedibile pioggia di commenti social da parte degli avventori del parco divertimenti: le persone stanno chiedendo a gran voce di non stravolgere l’attrazione. Ormai era decadente e demodé, ma restava una delle più amate praticamente da tutti, anche grazie alla sua longevità.

Nell’attesa di vedere che ne sarà del pappagallo e dei manichini, è utile ripercorrere la storia del parco aperto nel 1975 partendo da tutte quelle attrazioni che non ci sono più e che molti bambini e molti giovani rischiano di non conoscere nemmeno. Per esempio il «Top Spin», che non esiste più dal 2015, o le montagne russe «Magic Mountain».

Le iconiche «Magic Mountains» - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Le iconiche «Magic Mountains» - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Sono tutte iconiche e cult, anche grazie a strategiche comparsate in tivù (come il «Canyon» che risulterà molto familiare a chi guardava «Bim Bum Bam») e perché la loro vita è stata effettivamente piuttosto lunga, come quella del galeone.

La Valle dei Re

Uno degli addii più sentiti è stato quello alla «Valle dei Re» nella sua versione originale, che molti ricorderanno per l’imponente facciata egizia. Si trovava accanto al ristorante di Aladino, altro luogo cult per tante generazioni.

La Valle dei Re in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
La Valle dei Re in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it

La Valle dei Re originaria è stata smantellata nel 2008 per essere sostituita da «Ramses» (a sua volta chiusa). Esisteva dal 1987 ed era una delle dark ride – si chiamano così – più apprezzate dai cultori del genere. Le dark ride, che sono conosciute anche come ghost ride o treni fantasma, sono strutture al chiuso nelle quali gli spettatori si muovono tramite vagoni a rotaia, seguendo un percorso scenografato con manichini ed effetti sonori e visivi. Dal 2008, dunque, non ci sono più il fascio di luce verde e il viaggio sotterraneo nella storia ricostruita di piramidi e faraoni tra manichini ed edifici in miniatura. Per quanto oggettivamente superati dal punto di vista tecnologico e antropologico, avevano ormai un indiscutibile valore storico e folkloristico.

I Pooh nel 1999 davanti alla Valle dei Re - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
I Pooh nel 1999 davanti alla Valle dei Re - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Oggi su quel sito sorge l’attrazione a tema Jumanji, un’avventura interattiva e multimediale che parte proprio da un misterioso tempio egizio.

I Canyon

1975-2008: è questo il periodo nel quale è stata attiva una delle attrazioni più iconiche di Gardaland, nella sua semplicità. Si trattava di un semplice percorso su vagoni (anche qui) alla scoperta del Far West.

Gli ultimi vagoni dell'attrazione Canyon in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Gli ultimi vagoni dell'attrazione Canyon in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Fun fact: originariamente il percorso non era sui vagoni da miniera (arrivati nel 1982), ma in sella a un cavallo per un’esperienza ancora più autentica.

Il safari

Dall’apertura del parco nel 1975 è rimasto attivo fino al 1998: parliamo del «Safari», che ha subìto diverse ristrutturazioni nel corso della sua vita e che essenzialmente permetteva di compiere un viaggio su canoa nelle profondità della savana africana. Manichini di persone indigene e animatronics di belve selvagge rappresentavano la principale attrazione del percorso.

Il safari in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Il safari in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Il gorilla gigante (comparso in realtà nel 1989) è rimasto nei ricordi di tutti coloro che sono saliti sulle canoe di questo safari, tappa imprescindibile anche negli anni ’90, quando le attrazioni erano già più adrenaliniche e sofisticate. Quelle più naif rimanevano comunque tra le più frequentate.

Ciò che pochi ricordano sono le prime canoe: avevano un motore a scoppio ed erano guidate da un operatore. Non si trattava dunque di quelle a forma di banana in vetroresina che si muovevano in autonomia (arrivate nel 1978).

Le prime canoe a motore del Safari a Gardaland - Foto © Gardaland
Le prime canoe a motore del Safari a Gardaland - Foto © Gardaland

Il «Viaggio all’interno del corpo umano», o Eva

Negli stessi anni in cui il cartone animato «Esplorando il corpo umano» presentava ai giovanissimi telespettatori virus, anticorpi e organi vitali, Gardaland proponeva un’attrazione divulgativa per scoprire l’interno dell’organismo camminandoci dentro. Anche questa era quindi considerabile una dark ride, ma a piedi.

Il corpo di Eva in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Il corpo di Eva in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Si trovava accanto alle «Magic Mountains» e molte persone se la ricordano semplicemente perché l’involucro era davvero molto imponente e a tratti inquietante: aveva le sembianze di una donna distesa e il cartello esterno prometteva la «Visione dei grandi organi». In un mondo nel quale le ricerche mediche hanno riguardato per decenni il solo corpo maschile, Gardaland ne proponeva uno femminile. La ragione è chiara: Eva, che era incinta, permetteva di mostrare anche come funziona una gravidanza.

Elisabetta Canalis sulle tazze di Gardaland - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Elisabetta Canalis sulle tazze di Gardaland - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it

Il museo di Barbie

A un certo punto degli anni ’90 all’interno di Gardaland c’era anche un museo dedicato a Barbie. Fu costruito nel 1994 e smantellato nel 1997: in collaborazione con Mattel, Gardaland costruì una tensostruttura rosa e la riempì di bambole ricostruendo diverse scene, come le Barbie sulla pista da sci o le Barbie al parco. Era una delle attrazioni che richiedevano un biglietto aggiuntivo: costava 3000 lire.

La tensostruttura che ospitava il museo di Barbie a Gardaland - Foto © www.plastecomilano.com
La tensostruttura che ospitava il museo di Barbie a Gardaland - Foto © www.plastecomilano.com

Ikarus

Il Museo di Barbie si trovava vicino a «Ikarus» (che inizialmente si chiamava «Icarus»), altra attrazione iconica e indimenticabile del parco, altissima torre adrenalinica che si trovava all’ingresso e che quindi era spesso una delle prime su cui si saliva (se non si soffriva di vertigini).

Ikarus in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Ikarus in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Fu inaugurata nel 1989 e venne chiusa nel 2011 perché gli anni iniziavano a farsi sentire, facendo emergere diversi problemi tecnici.

Aster Liner Saturno 7

Tra il 1978 e i 1994 Gardaland aveva anche un simulatore spaziale a forma di razzo sul laghetto (nella zona su cui ora sorge«Fantasy Kingdom»).

Durante la sua lunga vita permise a diverse generazioni di provare l’ebbrezza di fare un’esperienza spaziale, prima con un filmato e poi con la simulazione di un decollo.

Il villaggio degli Elfi

Per molti bambini e bambine era il villaggio «degli Smarties», perché la porta di accesso sembrava realizzata con giganteschi confetti colorati (in effetti Smarties era lo sponsor). In realtà era semplicemente il «Villaggio degli Elfi» che tra 1990 e 1999 faceva sognare i più piccoli e che sostituiva un’altra attrazione molto amata, il «Villaggio dei Fumetti». Alcune macchinine si muovevano su rotaia.

Il Villaggio degli Elfo in una foto d'archivio di Gardaland Tam Tam - Foto © Gardaland Tam Tam
Il Villaggio degli Elfo in una foto d'archivio di Gardaland Tam Tam - Foto © Gardaland Tam Tam

Avevano anche un volante, non funzionante, ma che ai bambini piaceva da matti. Il percorso era molto semplice: si entrava nelle case degli elfi e si visitava dall’esterno il loro villaggio, in un ambiente magico e surreale.

La nuvola

Chi è passato da Gardaland tra il 1989 e il 2000 probabilmente è salito sulla «Nuvola», piattaforma che ha affascinato i ragazzini e le ragazzine degli anni ’90.

La Nuvola in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
La Nuvola in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Si trattava di un braccio meccanico dal funzionamento rotatorio piuttosto semplice e bidimensionale, ma comunque da brividi (l’altezza arrivava a 30 metri). La velocità di rotazione prima oraria e poi antioraria creava il famoso senso di vuoto nella pancia di chi ci saliva.

Il Top Spin

Simbolo dei primi anni Duemila è il mitico «Top Spin», in funzione tra 1993 e 2015. Due bracci sorreggevano una gondola che ruotava e che allo stesso tempo dondolava, con un effetto decisamente adrenalinico.

Il Top Spin in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Il Top Spin in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Forse anche per la semplicità piacque davvero moltissimo: furono molte le persone che ne sentirono la mancanza quando venne smantellato nel 2015, lasciando il posto l’anno successivo all’attrazione dedicata a Kung Fu Panda.

La ballerina

Era il 1976 quando a Gardaland aprì «Ufo», che molti conoscono con il più generico nome di «ballerina» (che identifica semplicemente la tipologia di attrazione): fu attiva fino al 1992. Questa struttura che si trovava al centro di un laghetto ospitava persone a due a due su un grande disco volante che si muoveva in maniera piatta ruotando su se stesso, inclinandosi e saltellando.

«Ufo», la prima ballerina di Gardaland - © Gardaland
«Ufo», la prima ballerina di Gardaland - © Gardaland

La sua evoluzione fu «Moonraker», una ballerina ancora più adrenalinica che si inclinava maggiormente (fino a 80 gradi di pendenza, quasi in verticale). È dal 1999 che non c’è più.

La ballerina Moonraker in una foto di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
La ballerina Moonraker in una foto di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Le prime montagne russe e la giostra

Le montagne russe con vagoni gialli che oggi vengono indicate come le montagne russe storiche del parco (le «Magic Mountain», oggi sostituite da «Shaman») non sono in realtà le prime.

In questo caso l’oblio è già sopraggiunto: le prime montagne russe si chiamavano infatti Zyklon e durarono solo pochi anni tra il 1981 e il 1984.

Le prime vere montagne russe di Gardaland in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam
Le prime vere montagne russe di Gardaland in una foto d'archivio di www.gardalandtamtam.com - Foto © Gardaland Tam Tam

Anche la giostra dei cavalli che si incontra all’ingresso non è quella originale: la prima giostra di cavalli antichi fu smantellata nel 1987. Era a un solo piano e molto più piccola di quella odierna, ma sorgeva sullo stesso punto.

La prima giostra dei cavalli antichi - © Gardaland
La prima giostra dei cavalli antichi - © Gardaland

La casa matta

Anche Gardaland, come i luna park più modesti, ha avuto la sua casa degli spiriti, in due versioni. La prima fu la «Crazy house» allestita dal 1979 al 1982, rimpiazzata dal «Castello di Dracula» che rimase aperto dal 1983 al 1994.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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