Storie

Ancora oggi «si fa San Martino»: da trasloco contadino a gesto solidale

Giulia Camilla Bassi
Il rito agricolo è diventato nel tempo un appuntamento di comunità: la Raccolta di San Martino trasforma il dono degli abiti in solidarietà concreta per chi ha più bisogno
Fare San Martino, il trasloco dei contadini - © www.giornaledibrescia.it
Fare San Martino, il trasloco dei contadini - © www.giornaledibrescia.it
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Con novembre arriva il tempo di «fare San Martino»: un’espressione antica, nata nei campi e diffusa in tutta la pianura padana, che nel tempo ha assunto nuovi significati.

Fino alla prima metà del Novecento, infatti, era proprio il giorno di San Martino, l’11 novembre, a segnalare la fine dell’anno agricolo. Terminata la stagione dei campi, braccianti e mezzadri, se non riconfermati, lasciavano la cascina in cui avevano alloggiato durante i mesi lavorativi per trasferirsi altrove, in cerca di nuova fortuna. Da qui il senso del «fare San Martino»: preparare le proprie cose, caricare carri e carriole e cambiare casa, campo o destino.

Nel gergo popolare bresciano si diceva – e si dice ancora – «l’è dré a fa San Martì» per indicare proprio il traslocare, un momento di chiusura e di ripartenza. Nel tempo, l’espressione «fare San Martino» ha mantenuto il suo significato popolare di trasloco, ma si è intrecciata anche con il valore del dono legato al Santo.

Raccolte solidali

Da molti anni, infatti, il Centro oratori bresciani rinnova questa tradizione con una raccolta solidale di indumenti usati, che dà un nuovo senso comunitario al «fare San Martino». La tradizione si è evoluta: da gesto legato al lavoro nei campi ad azione di generosità, di riuso e di sostegno concreto alle missioni e ai progetti di carità.

Una forma di economia circolare capace di generare lavoro, sostenibilità e solidarietà, che ha conosciuto negli anni diverse forme. Qualcuno ricorda, ad esempio, come tra gli anni Novanta e i primi Duemila, in molti paesi la raccolta diventasse itinerante, includendo anche carta e ferro.

Il carro di San Martino
Il carro di San Martino

Il meccanismo era semplice e non molto distante da quello moderno: i sacchi venivano distribuiti durante le messe nelle settimane precedenti e, nel giorno stabilito, trattori con rimorchio percorrevano le vie e venivano via via riempiti fino a divenire colmi. Queste raccolte rappresentavano allora anche una forma di autofinanziamento: i materiali raccolti venivano portati ai centri di recupero e il ricavato serviva a sostenere le attività degli oratori o i progetti delle comunità.

Le raccolte moderne

Oggi, seppur in forma evoluta, la tradizione non si spegne. Anche quest’anno, infatti, la Raccolta di San Martino torna ad animare gli oratori bresciani. Racconta don Marco Mori, parroco della parrocchia Conversione di San Paolo a San Polo e direttore dell’ufficio per gli oratori e i giovani dal 2006 al 2015: «Martino spezza il suo mantello e ne dà metà al povero e in questo gesto si manifesta il volto di Cristo. Il Santo diventa così colui che divide i propri abiti a favore dei bisogni degli altri. La Raccolta di San Martino ha ormai più di trent’anni nella nostra diocesi e, come da tradizione, i vestiti che non usiamo vengono donati a chi ne ha bisogno. Una volta si faceva un porta a porta – continua don Marco – oggi invece l’iniziativa si è evoluta: il Centro oratori bresciani distribuisce gratuitamente i sacchi gialli per la raccolta, tutto viene poi gestito dalla cooperativa Cauto, che rimette in circolo i vestiti nel circuito del second hand e del riciclaggio. Con ciò che si ricava, si aiutano concretamente situazioni di carità».

Quest’anno, nella fattispecie, la Raccolta di San Martino sarà finalizzata a sostenere SoS India Odv, realtà che da oltre vent’anni opera presso la Cittadella della salute Jesu Ashram di Matigara, nello stato del Bengala Occidentale, con diversi progetti a favore delle persone più fragili. In particolare, l’iniziativa 2025 contribuirà al programma di sostegno nutrizionale per bambini affetti da Hiv, garantendo loro cure e alimenti di base indispensabili per la crescita e la salute.

Quando, cosa e dove donare

L’iniziativa si presenta come un gesto corale che attraverserà l’intera diocesi, snodandosi in tre fine settimana di novembre per permettere a quante più comunità possibile di partecipare. Per la città, il momento di donare sarà nel weekend di sabato 22 e domenica 23 novembre: la parrocchia di San Polo ospiterà un container e diventerà centro di raccolta per la zona di Brescia Est; allo stesso modo, l’oratorio di San Bartolomeo sarà punto di riferimento per la zona centro-nord, mentre l’oratorio San Filippo al Villaggio Sereno raccoglierà per l’area di Brescia Sud. Per conoscere tutti i punti di raccolta in provincia e le modalità per richiedere i sacchi gialli è possibile consultare il sito del Centro oratori bresciani.

Il container pieno dopo la raccolta degli oratori
Il container pieno dopo la raccolta degli oratori

Si dona ciò che ha ancora una vita davanti: indumenti, scarpe e borse in buono stato, puliti e integri, perché la qualità del conferimento è la prima forma di cura verso chi riceverà. Ma qual è la risposta dei bresciani a questa iniziativa? «Il container si riempie sempre fino all’orlo e in questo mi colpiscono due cose: la prima è che basta dirlo e la comunità si attiva con spontaneità e, anzi, sono tanti quelli che durante l’anno aspettano questo momento. La seconda è che abbiamo davvero tante cose da buttare. Viviamo in una società in cui cambiamo con estrema facilità ciò che possediamo: è il riflesso del nostro star bene. Ma proprio per questo è bello che questo nostro benessere diventi una possibilità per altri. È un gesto semplice, come quello di San Martino: chi può, dona. Cerchiamo di coinvolgere molto anche i ragazzi: custodiscono i sacchi, aiutano nelle fasi operative e partecipano attivamente alla raccolta. Spero che sia questo il valore che resti loro: se non dividiamo nulla, non si moltiplica nulla».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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