Guerra Fredda, vandali e futuro: nell’ex base Nato a Dosso dei Galli

Attiva dal 1969 al 1995, inviava dati dalla Turchia alla Norvegia con il sistema Troposcatter. Ora si punta a rilanciarla dopo i saccheggi: si ipotizza anche la realizzazione di un albergo extralusso
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Dosso dei Galli: nella base Nato chiusa da trent'anni
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Pare di ritrovarsi nel pieno del 1979, quando la Nato decise il dispiegamento di più armi nucleari a medio raggio nell’Europa occidentale in caso di crisi internazionale. In quel freddo dicembre doveva essere tutta ricoperta di neve, questa cima dal nome zoologico. E si può persino immaginare la concitazione tra i tecnici militari quattro anni dopo, il 26 settembre, quando il sistema di allerta nucleare dell’Urss segnalò il lancio di missili balistici statunitensi che fece sfiorare la guerra nucleare. Perché qui, a quasi 2.200 metri d’altezza, sulle Prealpi bresciane il mondo si guardava da una posizione privilegiata e le notizie arrivavano prima che altrove.

L'intera struttura era collegata da un lungo corridoio riscaldato - © www.giornaledibrescia.it
L'intera struttura era collegata da un lungo corridoio riscaldato - © www.giornaledibrescia.it

La storia

Nome in codice «India Delta Golf Zulu». Così iniziavano i contatti dalla base in località Dosso dei Galli, una delle 49 stazioni Troposcatter della Nato che divenne di primaria importanza dopo l’uscita della Francia dall’Alleanza Atlantica. Una bolla inaccessibile, così la descrivono gli abitanti di Collio e Bagolino quando tra il 1969 e il 1995 era pienamente funzionale. «Si sapeva, si vociferava. Ma anche solo avvicinarsi era impossibile». La stazione, per 26 anni abitata ininterrottamente da una ventina di militari, era parte del sistema di comunicazioni radio «Ace High» che usava una tecnologia all’epoca ritenuta molto affidabile: usando la trasmissione troposcatter e microonde, i dati venivano inviati e ricevuti dalla Norvegia alla Turchia attraverso un sistema di ponti radio. Dietro questi freddi pannelli e queste antenne (fino a poco fa immacolate) passavano comunicazioni segrete, allarmi, informazioni top secret negli anni della massima tensione geopolitica tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica.

Le antenne - © www.giornaledibrescia.it
Le antenne - © www.giornaledibrescia.it

Dopo la caduta del Muro

I bresciani che in quello spicchio di Novecento hanno messo piede nella base Nato in località Dosso dei Galli si contano sulle dita di due mani: qualche medico in servizio a Collio incaricato di prestare assistenza ai militari, qualche carabiniere che si alternava nella stazione in rappresentanza dello Stato italiano. L’alone di mistero si è completamente dissolto nella primavera del 1995, quando con la caduta del Muro a decretare la fine della Guerra Fredda la Nato chiuse la stazione. E quella struttura avveniristica (che vantava le uniche antenne a grandissimo raggio con struttura a mosaico al mondo) venne depredata e svuotata.

Il saccheggio

Un saccheggio che è proseguito nel tempo. Oggi, a trent’anni esatti dalla sua chiusura, la stazione è preda di vandali che hanno distrutto muri e le ultime testimonianze tecnologiche dell’epoca. Persino le brandine dei soldati di stanza nel Bresciano sono state divelte e gettate all’esterno, mentre qualcuno ha appiccato degli incendi nell’area esterna. Ma attraversando i fascinosi tunnel di collegamento tra gli stabili restano ancora suggestive la sala dei generatori e delle turbine, dove resistono le tracce di archeologia industriale. L’ultima sala, che confina con le enormi antenne puntate sulla Germania e sul monte Giogo (in Toscana), era il cuore della stazione. Un angolo di controsoffitto, le pareti sbiancate dai macchinari rimasti installati per decenni, i fori per il passaggio di enormi cavi: eccola la sala Troposcatter, dove venivano gestiti i dati delle telecomunicazioni della Nato. Si può solo immaginare il perenne rumore di fondo delle macchine e le luci dei led che riflettevano su questi armadi fatti acciaio, chip e fili, ma tanto basta.

La sala dei generatori e delle turbine - © www.giornaledibrescia.it
La sala dei generatori e delle turbine - © www.giornaledibrescia.it

Il recupero

A tentare la strada del recupero è la società «Dosso dei Galli srl», che circa 15 anni fa ha acquistato dal Demanio l’intero dosso con la base militare e che oggi fa i conti con le continue incursioni di curiosi provenienti da tutta Europa. «I cartelli che indicano la proprietà privata vengono continuamente divelti – spiega Ettore Marchina, amministratore della società «Dosso dei Galli» –. Non vogliamo impedire ai visitatori di entrarvi, ma è assolutamente vietato salire sulle antenne perché molto pericoloso. Finora ho fatto sette denunce».

Valorizzazione

I proprietari dello stabile denunciano atti vandalici, anche sulle antenne - © www.giornaledibrescia.it
I proprietari dello stabile denunciano atti vandalici, anche sulle antenne - © www.giornaledibrescia.it

L’obiettivo della società è comunque quello di valorizzare l’ex stazione Nato. «Abbiamo ricevuto sei diversi progetti curati da varie università, tra cui il Politecnico di Milano», continua. Si ipotizza la realizzazione di un albergo extralusso, di un data center e di un centro sperimentale, anche se tanti appassionati sognano un polo museale. «Stiamo collaborando con una società polacca che sta valutando se è possibile realizzare un centro che gestisca la guida autonoma dei velivoli attraverso le onde radio», continua Marchini che si dice disponibile a valutare ogni proposta di valorizzazione: «È un luogo unico al mondo dalle grandi potenzialità, anche economiche per tutto il territorio, che vanta un panorama mozzafiato a 360 gradi». Tre decenni dopo, per il territorio bresciano potrebbe essere arrivato il tempo di dare vita ad un nuovo polo d’attrazione unico al mondo.

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