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Dopo aver viaggiato per tre continenti, Simone è tornato a Pralboino in kayak

Alessandra Portesani
Curati, 33 anni, si è spostato solo via fiume o terra, senza mai prendere aerei. Sabato è tornato a casa pagaiando sul Mella
Simone Curati, 33 anni, di Pralboino, è tornato a casa in kayak - Foto © www.giornaledibrescia.it
Simone Curati, 33 anni, di Pralboino, è tornato a casa in kayak - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Lo avevamo lasciato un anno e mezzo fa, era in Australia. Sabato Simone Curati, 33 anni, dopo aver attraversato tre continenti e sedici nazioni ha finalmente fatto ritorno a casa grazie a un’impresa più unica che rara: arrivare nella sua città natale, Pralboino, viaggiando solamente per fiume o terra, ma senza mai prendere un aereo.

Dall’Australia al sud-est asiatico

Simone è partito dall’Australia dove percorse 2.400 chilometri sul fiume Murray a bordo di un kayak. Una bella esperienza, ma il 33enne voleva di più e così a settembre 2022 iniziò la sua avventura per il mondo. Dall’Oceania, su una barca a vela, raggiunse il continente asiatico approdando in Indonesia e arrivando a Singapore, da qui a Bangkok pagaiò per duemila chilometri. «Purtroppo era la stagione sbagliata per avventurarsi in mare che era costantemente in burrasca – racconta Simone – e ho avuto moltissime difficoltà. Ero stato avvertito dalla popolazione locale che c’era questo vento forte che creava onde alte due metri, dopo una settimana sono naufragato e sono riuscito ad arrivare nuotando alla spiaggia. Qui sono stato “adottato” da varie famiglie della Malesia che mi hanno fatto vivere usi e costumi di quel posto: ho visto tutta la costa est della Thailandia e come è la vita reale. I bambini che andavano a scuola, i monaci, i pescatori. Mi hanno aperto le loro case e il loro cuore».

Simone Curati in piazza Loggia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Simone Curati in piazza Loggia - Foto © www.giornaledibrescia.it

In Asia

Una volta a Bangkok il 33enne, dopo essere passato per Laos, ha attraversato tutta la Cina, da sud a ovest. «Da qui – continua nel suo racconto – ho scavallato il confine e sono andato nel Tagikistan. Poi sono entrato in Afghanistan dove mi sono fermato un mese. Molto bello, ma mentalmente stancante perché la gente va in giro armata, hanno il kalashnikov». Simone è successivamente entrato in Iran. «Al mio arrivo – ricorda – ho avuto delle problematiche perché sono stato derubato, ma al contempo anche delle soddisfazioni: il responsabile della nazionale di kayak a Teheran mi ha invitato nel loro centro atletico».

Il ritorno

Il bresciano ha viaggiato verso la Turchia e da qui è iniziato il viaggio verso l’Europa: prima la Grecia, poi fino a Trieste passando per i balcani e finalmente l'approdo a Brescia lo scorso venerdì. «Ho noleggiato un kayak – racconta Simone – e pagaiando per il fiume Mella ho raggiunto nel pomeriggio di sabato Pralboino: è stato difficile perché ci sono molte dighe, ma è un corso d’acqua interessante per imparare a pagaiare perché ti permette di sbagliare».

Ad accoglierlo, attendendolo su un ponticello, era in tantissimi, amici e parenti. «È stato bellissimo tornare a casa – spiega –. Sapevo che stavano tramando qualcosa e ho scoperto di cosa si trattasse nel momento in cui sono arrivato sul fiume e ho visto il ponte pieno di persone: è stata una cosa veramente emozionante. Non solo io la porterò per sempre nel mio cuore, ma tutto il paese ricorderà per sempre».

E adesso? «Adesso vediamo! Sicuramente farò il corso per diventare istruttore di kayak, quello è già organizzato – conclude Simone –. Ora mi fermerò in Italia per un pochino e poi vedremo, magari ripartirò, quello che vorrei è unire lo sport con il lavoro e con i viaggi aggiungendo alle mie esperienze anche tematica ambientale».

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