Dalla fuga dall’Ucraina alla laurea a Brescia tra paura, fatiche e sorrisi

In Cattolica Kateryna ha incontrato un collega russo: nello stesso giorno 110 e lode per entrambi
Kateryna, ucraina, con il compagno di corso Maksim, russo - © www.giornaledibrescia.it
Kateryna, ucraina, con il compagno di corso Maksim, russo - © www.giornaledibrescia.it
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Corona d’alloro, confetti rossi e aperitivo «come si usa in Italia». Così Kateryna ha voluto festeggiare la sua laurea magistrale in Applied Data Science for Banking and Finance. Alle sue spalle, mentre discuteva la tesi all’Università Cattolica del Sacro Cuore, la madre e la sorella arrivate dall’Ucraina. E accanto a lei, nella foto di gruppo dei laureati della giornata, il collega russo Maksim.

Storie di guerra e di speranza, destini che s’incrociano sorprendentemente ma forse non a caso, in un luogo che per vocazione guarda al futuro. È però inevitabile chiedere alla 23enne Katia, che il GdB aveva incontrato quasi due anni fa, com’è andato questo tempo di studio e di vita in Italia, a Brescia.

Prima c’erano stati le bombe, la fuga con la madre e la sorella minore verso la Polonia con l’aiuto dei volontari di cui fa parte Anna Baydatska, docente di lingua russa all’Università Cattolica, e l’attraversamento della frontiera a piedi: sette ore nella neve con poche cose tra le mani e il gelo tutt’intorno. Infine l’approdo a Carpenedolo, nella Bassa bresciana, dove le tre donne sono state accolte dal parroco don Franco Tortelli e dall’intera comunità, ritrovando quel po’ di serenità che ha consentito a Katia e alla sorella di riprendere i loro studi a distanza. Lei si è laureata in Cyberg Security. Il suo primo centodieci e lode. A quel punto la professoressa Baydatska le ha proposto di iscriversi alla laurea magistrale in Applied Data Science for Banking and Finance della Cattolica, un corso in inglese e quindi più alla portata di Katia, all’epoca digiuna di italiano, col sostegno di due borse di studio di Educatt e Fidapa (Federazione italiana Donne Arti Professioni Affari).

Il percorso

Come si può immaginare, il percorso è tutt’altro che semplice: «soprattutto l’italiano mi ha fatto penare», racconta questa ragazza dolce e fiera insieme; «per fortuna ho potuto contare sulla maestra Orsola di Carpenedolo, che mi ha seguita passo dopo passo. Mentre in università il fatto che un paio di compagni parlassero inglese benissimo è stato molto utile». Poi la nostalgia: per i parenti rimasti in Ucraina, per gli amici di sempre. E, nell’agosto dell’anno scorso, il doloroso distacco dalla mamma e dalla sorella che hanno deciso di tornare nel loro Paese: «è stato necessario per gli studi di mia sorella che adesso ha quindici anni».

Eppure Katia non si scoraggia e tiene saldo lo sguardo interiore su quel che ogni giorno va costruendo.

Si trasferisce a Brescia, in un convitto delle suore Dorotee convenzionato con l’Università, tornando nei fine settimana a Carpenedolo, dalla comunità diventata famiglia. Nonostante le notizie dall’Ucraina, lei riesce a mantenersi «tutto sommato tranquilla»: «Ormai abbiamo capito che la nostra città non è un bersaglio; le sirene suonano e questo è certo preoccupante, ma la vita continua». Come dire che purtroppo, «almeno da noi, la gente si è abituata alla situazione».

Progetti

Ora però mamma e sorella sono qui, ed è il momento degli abbracci e dei sorrisi, della festa di laurea che Katia si merita, insieme ai nuovi amici (due nomi su tutti: Chiara dell’Università e Lucia del convitto) e anche alle persone con cui già lavora. Perché nel frattempo «sono successe due cose bellissime: dopo lo stage alla InTheCyber srl di Milano, mi hanno assunta; e ho pubblicato un articolo con il relatore della mia tesi».

E ora? «Voglio continuare a studiare, lavorare, crescere». Dove? Per il momento in Italia: «In Ucraina la situazione continua a essere molto difficile; e io credo di poter fare di più da qui, dove mi sono state date opportunità che nel mio Paese non avrei avuto. Sono stata fortunata». «Fortuna» e «rispetto» sono le parole che Katia pronuncia più spesso mentre racconta: la fortuna degli incontri solidali e il rispetto per l’Italia, Brescia, Carpenedolo che l’hanno tenuta stretta e sostenuta come una figlia e ora, come si fa con i figli, la guardano camminare da sola, vivere. 

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