«Prima i trentini»: «sgraditi» i bresciani delle case vacanza

Il presidente della provincia di Trento: «Chi non ha motivi di lavoro è qua in modo irregolare»
Una veduta di Madonna di Campiglio
Una veduta di Madonna di Campiglio
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«Non siamo preoccupati, siamo arrabbiati. Le dichiarazioni del presidente della provincia di Trento sono allucinanti».

Venne il giorno in cui gli italiani iniziarono a sentirsi stranieri in casa propria: nello specifico, accade ai bresciani rimasti a Madonna di Campiglio, Pinzolo o altri luoghi di villeggiatura nel corso dell’emergenza coronavirus. Sabato mattina hanno scoperto di essere persone non gradite grazie a un’intervista rilasciata da Maurizio Fugatti, leghista eletto nel 2018 alla guida della Provincia autonoma di Trento, al Corriere Trentino: «Chi non ha motivi di lavoro è qua in modo irregolare, illegale. La sanità trentina non può sobbarcarsi necessità sanitarie che non le competono», ha dichiarato sottolineando come i contagi nella provincia siano quasi 300.

Prima i trentini, insomma, prescindendo dal fatto che il sistema sanitario, benché gestito a livello regionale, sia comunque nazionale e che ciascuno abbia diritto di ricevere cure nella regione in cui si trova.

Fugatti ce l’ha con le persone rimaste nelle seconde case: «Se sono qui devono rientrare, la situazione si sta aggravando e crediamo di dovere assicurare una risposta sanitaria a chi rispetta le regole. Il Trentino sarà responsabile con chi è responsabile, ma non sarà responsabile con chi è irresponsabile». E ancora: «Patti chiari e amicizia lunga, non è una forma di scortesia, ma di profondo rispetto verso il Trentino». 

Fugatti per ora esclude di emettere un’ordinanza sul tema, come invece ha fatto il collega altoatesino Arno Kompatscher, del Südtiroler Volkspartei. Nel provvedimento della Provincia autonoma di Bolzano si impone a turisti e villeggianti di tornare nelle abitazioni di residenza, mentre a Trento per ora si tratta solo di un invito rivolto dalle colonne di un giornale.

«Ci hanno fermato i vigili, ma ci hanno detto che per chi è qui da prima del decreto del governo dell’11 marzo non c’è problema», racconta una famiglia bresciana. Resta lo stupore per le parole di Fugatti, la rabbia nel sentirsi indesiderati in zone che per molti lombardi, compresi milanesi e bergamaschi, sono più di semplici zone di villeggiatura.

«Ci sono altre persone nella nostra stessa situazione da diverse zone della Lombardia. Noi abbiamo deciso di restare». Fino a quando, considerando la tensione crescente, con i sindaci dei paesi che segnalano alla Provincia le presenze considerate «illegali», non si sa..

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