Italia e Estero

«Meno accessi al pronto soccorso? Per forza, non c'è posto»

Duro intervento dell'Ordine dei medici di Bergamo: «L'emergenza coronavirus è come il Vajont, il territorio è sfuggito di mano»
Il trasporto delle bare con i camion militari a Bergamo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il trasporto delle bare con i camion militari a Bergamo - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«La situazione mi ricorda il Vajont: la diga era meravigliosa dal punto di vista ingegneristico ma non avevano messo in sicurezza i fianchi della montagna che è franata nel bacino provocando un disastro». 

A fare il paragone tra la tragedia di allora e quella attuale è Guido Marinoni, presidente dell'Ordine di medici di Bergamo, la città che con il suo hinterland è una delle più colpite d'Italia per l'emergenza coronavirus: ieri i dati le hanno assegnato il secondo posto dopo Milano per il numero ufficiale dei contagiati anche se si è registrata una lieve flessione dei nuovi casi. 

Marinoni spiega che «Ats non ha messo in atto una politica sanitaria adeguata. Tutto il territorio è sfuggito, perché ci si è concentrati solo sui posti letto in terapia intensiva e ci si è dimenticati che questo è un problema di sanità pubblica. All'inizio, oltre al fatto che all'ospedale di Alzano Lombardo inizialmente non tutti gli interventi sono stati tempestivi e non si è provveduto con la chiusura del paese assieme a Nembro, sono state date indicazioni incerte alle Rsa e alle comunità protette, la rete dei medici di famiglia e dei pediatri sono stati mandati in giro senza i presidi di protezione adeguati». Alcuni sono morti sul campo altri «hanno diffuso inconsapevolmente il virus».

Una situazione speculare a quella di Brescia, senza contare che anche nella nostra provincia avrebbe potuto essere istituita una zona rossa, a Orzinuovi, ma l'indicazione dell'Iss a riguardo è stata ignorata. Parlare di impreparazione, come ha fatto Luca Richiedei del Comitato tecnico scientifico che sta supportando la gestione dell'emergenza, è dunque riduttivo. Secondo il presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo, uno dei motivi per cui i contagi si sono moltiplicati sta nel fatto che «non sono state adottate misure idonee di profilassi sul territorio». E qui tira in ballo in problema dei tamponi: «Paradossalmente chi ne ha bisogno - ripete più di una volta - non sono i malati che vengono ricoverati con la polmonite interstiziale bilaterale perché la diagnosi è evidente. Ha senso, ed è fondamentale, che venga fatto agli operatori sanitari che non hanno sintomi e sono in servizio, ai malati che si sono curati a casa e che non avendo avuto un tampone iniziale non l'hanno neanche quando rientrano al lavoro e non viene fatto nemmeno a coloro che hanno avuto contatti stretti con ammalati». 

Per Marinoni, secondo cui la lieve diminuzione dei positivi «è tutta da verificare» è stata una politica sanitaria «inadeguata» una della cause della diffusione in breve tempo dell'epidemia. Dal presidente dei medici bergamaschi arriva anche una risposta alla Regione Lombardia, che da giorni sottolinea come dato positivo la diminuzione della pressione sui pronto soccorso, come ribadito anche oggi dal presidente Fontana: «Il calo - spiega sempre Marinoni -, è dovuto al fatto che il 118 non porta più i malati perché mancano i posti in ospedale». 

 

 

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