Cinquant’anni fa nasceva la Flm, il sindacato unito dei metalmeccanici

Era il 1974, quindi cinquant’anni fa, quando Brescia si propose sorprendentemente come innovativo laboratorio sindacale al mondo della politica e delle imprese, dando vita all’unione tra i sindacati dei meccanici di Cgil, Cisl e Uil (Fiom, Fim e Uilm) con la nascita, prima in Italia, della Flm (Federazione lavoratori metalmeccanici).
Un’unificazione che non vide mai una completa omogeneità, anche se nella fase iniziale il progetto si era proposto come un’alternativa a incertezze, dubbi e rallentamenti di un’unitarietà sindacale mai raggiunta a livello confederale, perché ciascuna sigla temeva lo sganciamento dall’area politica cui era collegata e la conseguente perdita di tessere da una parte e di voti dall’altra.
Resta il fatto - nella storia - che con Flm, con i suoi cinquantamila iscritti a Brescia a metà anni Settanta, il sindacato aveva raggiunto il punto di massimo potere e di elaborazione culturale, oltre ad essersi posto come avanguardia del processo sindacale di quegli anni e come spinta verso un’aggregazione delle sigle che non sarebbe mai avvenuta. Anzi, più avanti nel tempo, ci sarebbe stato un progressivo e ampio sfarinamento favorito dalla nascita di nuove sigle, nuove ambizioni, nuove idee e nuovi protagonisti.
Il punto
Poi le cose sono andate come sono andate e - anche se allora nessuno l’avrebbe mai detto - si è arrivati ad oggi, con i lavoratori che palesano richiesta che vanno oltre la mera voce del salario e che spesso si trovano più in sintonia con i progetti degli imprenditori che con la linea tracciata dalle organizzazioni sindacali.
Come sempre a far fermentare le idee sono state le persone: Gastone Sclavi, segretario dei chimici, poi manager Montedison; da Bologna nei primi anni Settanta era arrivato a Brescia Claudio Sabbatini, che aveva dato al sindacato bresciano una spinta forte e che era stato affiancato da sindacalisti collaudati e giovani emergenti come Maurizio Zipponi, Umberto Duina, Giorgio Cremaschi che dall’esperienza nelle fabbriche erano passati alla Camera del lavoro ed alle sale (fumose, perché allora i rischi del fumo non appartenevano ancora alla cultura diffusa) di Brescia due dove Flm aveva sede. Fim porta la grande esperienza di Franco Castrezzati, che con Sclavi si accorderà sul via libera ai consigli di fabbrica che il Pci non voleva, preferendo le commissioni interne.
Diritti, benefici ed eccessi
L’atto di nascita di Flm formalmente risale al 1973, ma la presa della scena scatta nel 1974, dopo che nella seconda metà degli anni Sessanta l’organizzazione aveva compiuto passi importanti con grandi vertenze. Erano le stagioni calde delle università agitate dal movimento studentesco, erano gli anni dell’abbraccio (a parole) tra lavoratori e studenti, delle occupazioni nelle scuole, dei disordini, dei preti operai, dei blocchi dei cancelli, delle intollerabili minacce agli imprenditori. E tanto altro che appartiene alla storia di stagioni lontane in cui sono state poste le basi di tanti diritti e benefici attuali, stagioni che non sarebbero durate, spesso zeppe di eccessi, piene di ideologia mal digerita, opposizioni alla sacrosanta libertà d’impresa da cui nel Bresciano si sono generate la crescita che ci pervade, l’occupazione di cui godiamo e il conseguente benessere diffuso.
Non è apologia è storia, raccontata dalle durissime vertenze nelle fabbriche come Pietra o Bisider, alcune finite sui canali Rai, altre raccontate dalla stampa nazionale che rincorreva i giornali locali. I social non c’erano ancora.
Complesso il rapporto tra politica e sindacato: Fiom per lungo tempo aveva dettato la linea al Pci; nella Dc, senza una cultura del lavoro, la convinzione era quella che il centrosinistra non avrebbe avuto significato. Renzo Capra e Giovanni Landi si batterono così nel partito di via Tosio per impostare una autentica politica delle riforme e sostenere il movimento dei lavoratori.
Flm tuttavia non durerà molto e già negli anni Ottanta l’unitarietà è sempre più fragile, con Flm che inizia a scricchiolare: a mettere alla prova la solidità dell’alleanza è il contratto dei meccanici del 1983 che Fim, Fiom e Uil firmano, ma con motivazioni diverse; nel 1984 c’è la spaccatura sulla scala mobile con il decreto di San Valentino, poi la rottura definitiva.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Economia & Lavoro
Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.
