Economia

Nuovo contratto dei metalmeccanici, i sindacati: «Ridurre la settimana di lavoro a 35 ore»

La Redazione Web
La proposta arriva in vista della scadenza del Ccnl prevista il 30 giugno e che riguarda 1,5 milioni di lavoratori
Metalmeccanici: un fonditore al lavoro - © www.giornaledibrescia.it
Metalmeccanici: un fonditore al lavoro - © www.giornaledibrescia.it
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I sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno presentato oggi la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto nazionale, in scadenza il prossimo 30 giugno, per il 2024-2027, che riguarda più di 1,5 milioni di lavoratori.

Sul fronte salariale la richiesta di aumento medio, relativa al triennio, è pari a 280 euro sul trattamento economico minimo. Tra le principali novità spicca però la richiesta di sperimentare la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario: «Chiediamo che si avvii una fase di sperimentazione contrattuale con l'obiettivo di raggiungere progressivamente una riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali» fanno sapere le sigle.

Motivazioni

Le parti, affermano i sindacati nella piattaforma «si impegnano a coinvolgere il governo per individuare un idoneo ed efficace strumento legislativo che favorisca la riduzione contrattuale dell'orario di lavoro anche attraverso le risorse oggi impegnate in ammortizzatori sociali, anche per favorire un sostegno alla formazione».

Per Fim, Fiom e Uilm «i cambiamenti epocali della transizione ecologica, digitale e tecnologica insieme ai processi di riorganizzazione e crisi necessitano di risposte inedite per gestire gli effetti occupazionali e per garantire, promuovere ed incrementare buona occupazione e conciliare la vita e il lavoro».

Dunque la riduzione dell'orario di lavoro è una via che si può applicare anche in settori/aziende coinvolti in processi di transizione, riorganizzazione o crisi e di riqualificazione professionale.

Altre proposte

Sul fronte del welfare integrativo, i sindacati dei metalmeccanici chiedono un aumento dell'importo a 250 euro annui per i flexible benefits.

Quanto all'occupazione sostengono di confermare che il contratto a tempo indeterminato e di apprendistato rimangano le principali forme di assunzioni e, per ridurre la precarietà, di definire «una percentuale massima di utilizzo, riferita ad ogni unità produttiva, per tutti i rapporti di lavoro non a tempo indeterminato e staff leasing».

Non manca il capitolo formazione, da effettuare anche durante l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, con il riconoscimento della piena retribuzione. Nei processi di transizione che determinano un cambiamento nelle competenze è necessario, sostengono ancora, «definire in sede aziendale specifici interventi».

Guardando all'intelligenza artificiale chiedono la definizione di un'apposita normativa per «evitare un utilizzo distorto che determini forme di abusi o violazioni normative/contrattuali e favorire la partecipazione alla definizione della governance dei dati e del loro utilizzo e degli algoritmi per limitare il loro impatto negativo».

Sulla conciliazione dei tempi di vita-lavoro, sostengono di definire permessi aggiuntivi specifici per il lavoro di cura, per figli minori, per genitori anziani e familiari disabili. Per il congedo parentale, la richiesta è di integrare il trattamento economico previsto portando l'integrazione al 100% del reddito per ulteriori due mesi (attualmente all'80% e al 60%).

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