Chiede l’elemosina e viene assunto da Sarioli: la storia di Omo
Attorno al civico 18/a di via Musei si sente profumo di fiducia, altruismo e... pizza al taglio appena sfornata. La porta a vetri di «Sarioli» la mattina continua ad aprirsi e chiudersi. Dentro, oltre il ricco bancone, il patron Maurizio non ha un attimo libero. Al suo fianco, in laboratorio, c’è Omo. Ha la pelle nera, arriva dalla Nigeria. Pesa i semi di lino che andranno sulle baguette, tiene in ordine il laboratorio, chiede ad Alexa di impostare un timer. Sorride poco perché è impegnato. I suoi occhi parlano più della sua bocca. I clienti lo sanno perché Omo, prima di essere assunto in forneria a tempo indeterminato, davanti a quella porta a vetri chiedeva l’elemosina, aiutava le persone con il passeggino e dispensava cortesia.
Abbracci

«È stato un acquisto super azzeccato – commenta, emozionato, Maurizio –. Omo ha una grande voglia di fare, di aiutare. Quando ci salutiamo all’alba o nell’abbraccio che ci diamo a fine turno sento forte la sua gratitudine. Ma in verità sono io che devo essere riconoscente a lui per quello che fa, tra l’altro molto bene». In Italia da nove anni, Omo ha moglie e due figli nel Paese d’origine. Racconta che per anni è arrivato ogni mattina in bicicletta da Gussago a Brescia per essere alle 8 davanti alla forneria di Maurizio, non prima di aver sistemato tavoli e sedie nei dehor dei baristi che si affidavano a lui.
Profumo di bontà
«I nostri clienti – spiega l’artigiano con le mani in pasta da sempre – gli vogliono un gran bene. E lui se lo merita». Rimasto senza un dipendente, la scorsa primavera Maurizio ha messo alla prova Omo: «I primi giorni si è occupato delle pulizie. Da subito è stato evidente il suo impegno. Elemento non di poco conto, visto il lavoro che facciamo e la scarsa disponibilità di molti giovani a entrare in laboratorio».

Così, un po’ alla volta, Omo ha iniziato anche a pesare gli ingredienti, a impastare e a realizzare pane, torte, biscotti. Il panettone, invece, è affare solo di Maurizio, che accende il forno la domenica per soddisfare le richieste dei clienti. Richieste che hanno subìto un’impennata negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi giorni: con il panettone Milano (quello senza glassa) il fornaio di via Musei si è infatti piazzato sul terzo gradino del podio alla Coppa del mondo che si è svolta nella città della Madunina. «In tre giorni abbiamo registrato 700 prenotazioni. Ma non posso fare più di una certa quantità di panettoni, resto sempre un artigiano», racconta lui. Che lavora sette giorni su sette, è il primo ad arrivare in laboratorio (all’una di notte) e l’ultimo ad uscire (alle 13).
All’alba
Di giorno al suo fianco ci sono Omo (dalle 5.30 alle 12.30), un altro dipendente straniero e il giovane Roberto. Di notte, invece, il suo aiutante è Misha, un ragazzo ucraino che, complice la guerra, ha raggiunto i suoi familiari a Brescia. Omo da un paio di giorni ha un contratto a tempo indeterminato ed è felicissimo. Maurizio, quando ne parla, sembra più felice di lui: «In un mondo che non è più capace di dire grazie lui è bravo, si dà da fare tanto ed è riconoscente. Nei suoi occhi vedo gratitudine e voglia di essere utile. Per me è un piacere lavorare con lui». La moglie Flora, presenza fissa al bancone, conferma: «È bravissimo, rispettoso e gentile. Non se ne va mai senza prima aver saluto tutti». Dai Sarioli il 36enne ha trovato un impiego e tante persone che gli vogliono bene.
Di lavoro, a proposito, qui ce n’è tantissimo. E Maurizio in tutto questo è fondamentale. Basti dire che nei giorni della Coppa del mondo l’attività è rimasta chiusa. Alla riapertura i vicini e i clienti hanno riaccolto il campione in festa incollando alla vetrina gli scatti del podio. Sono gli stessi vicini e clienti felici di sapere che Omo in via Musei ha trovato lavoro e una bella famiglia.
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