Calcio

Brescia, a mancare non è solo la categoria: servono altre basi

In attesa di ritrovare la serie B non si è lavorato nemmeno per dare segnali ai big dai quali si è scelto di ripartire
Massimo Cellino - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Malumore e malcontento al solito tavolo: quello del Brescia. È bastato un sabato nero a mandare all’aria un mese di lavoro in un clima di applicazione, ma non certo di entusiasmo e gioia. Testa bassa e pedalare, nel classico stile di un gruppo di fin troppo bravi ragazzi ormai insensibili a qualsiasi evento e che agiscono quasi come fossero automi.

Si tratta di assuefazione come già più e più volte sottolineato negli scorsi mesi: ma tant’è e se gli ingredienti della minestra sono sempre gli stessi, non si possono descrivere sapori diversi. Il Brescia è solo e sempre alla stessa casella, quella di partenza. Solo che non si sa quando si parte e se si parte. E il riferimento non è tanto a date di riammissione e start di campionato, bensì a un progetto ancora sconosciuto.

Per quel che si vede e si tocca con mano, con lo sciagurato pomeriggio di Mantova che ci ha riportato alla realtà dopo una mesata trascorsa nella bolla degli aspetti giuridici legati al calcio e alla riammissione.

Considerazioni

E la realtà, ci ha sbattuto in faccia quel che già si sapeva: che non manca solo la categoria, che non mancano solo i giocatori, ma che a mancare sono le basi. Massimo Cellino ha scelto l’immobilismo, quasi che il Brescia sia affare d’altri.

Il Brescia continua dunque a bollire dentro la propria acqua di cottura. Una scelta, quella di non attuare una rivoluzione, che non abbiamo condiviso fin da subito (insieme a quella della conferma di Gastaldello che viene seguito solo perché è uno spogliatoio «piatto») e che continuiamo a non condividere. Ma se così è stato deciso, allora adesso non possono più mancare almeno de i segnali, per cominciare.

Se non si può fare mercato perché la B sospesa è un freno per trattare con gli addetti ai lavori, allora perché non approfittarne almeno per mettere le basi e dare segnali sull’esterno? E così torniamo a uno dei primi temi che si erano posti all’attenzione al riavvio della stagione. Ovvero, quello della mezza squadra a scadenza.

Per carità: il Palermo due stagioni fa ha vinto la C con 14 ragazzi a scadenza, la Reggiana più o meno idem la passata stagione. Ma contano i presupposti, conta la serenità ambientale, contano i pregressi: questa squadra così provata - ed è stata, ripetiamo, una scelta ripartire dalla stessa - può avere la forza di affrontare una stagione nella quale da gennaio i più sarebbero liberi di firmare per chi vogliono?

Macerie

Ma non è nemmeno questo il punto. Semmai, è che se si ricostruisce senza aver rimosso prima le macerie, bisogna almeno dare dei riconoscimenti e attribuire da subito un’importanza a chi dovrà guidare le operazioni di trasformazione di quelle macerie in nuove pareti.

Il riferimento è ai Bisoli e ai Mangraviti, per esempio. Mentre quello per Cistana, che difficilmente sarà propenso a rinnovo è un altro discorso. Comunque, si chiamerebbero segnali di vita dentro questa bolla nella quale c’è poi sempre il caso Viviani. Le cose sono due: o lo si rilancia e gli si costruisce attorno un centrocampo adatto, o si lavora per una risoluzione con incentivo all’esodo. Quello che temiamo sono invece frizioni e tensioni costanti. Le basi, prescindono dalle categorie.

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