Barbara Marchetti: «Così sono diventata modella plus size»

Alessia Tagliabue
La carriera della 23enne di Travagliato è cominciata come da tradizione: una agente l’ha fermata per strada
La modella di Travagliato Barbara Marchetti
La modella di Travagliato Barbara Marchetti
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La storia nel mondo della moda di Barbara Marchetti di Travagliato è iniziata per caso un paio di anni fa. Ma, forse, il vero inizio è stato prima. «Avevo dodici anni e frequentavo da pochissimo i social. Un giorno mia mamma è arrivata a casa con un nuovo reggiseno per me, molto simile a quello che avevo visto su una modella qualche giorno prima da una foto su Instagram. L’ho provato subito, e davanti allo specchio ho avuto un trauma. Me lo ricordo come se fosse ieri. Guardavo il mio corpo e pensavo: “Ma i corpi delle donne non sono come quelli che vedo sui social? Non devono essere tutti così?”».

Il percorso

Oggi Barbara ha 23 anni, si è laureata a settembre in Scienze politiche alla Cattolica di Brescia e si dedica ora a tempo pieno alla carriera di modella, intrapresa per caso al secondo anno di università.

«È stato tutto inaspettato – ha raccontato divertita – ero a Verona con mia zia per un concerto, quando siamo state fermate da una signora, che mi ha chiesto se io facessi la modella. Sono scoppiata a riderle in faccia, dicendole che ero alta (179 centimetri, ndr.), sì, ma che non avevo il fisico magro necessario per sfilare. Lei mi ha detto di lavorare in un’agenzia di moda e di fidarmi di lei, lasciandomi il suo biglietto da visita. All’inizio temevo fosse una truffa, invece ho scoperto che era tutto vero».

Da lì, Barbara è salita su un ottovolante: l’agenzia Laki Management l’ha direzionata su Beautyfull Models, un’agenzia di moda curvy con sede a Milano, che ha provveduto a scattare il primo book – «difficilissimo e un po’ imbarazzante le prime volte», ha ammesso lei – e poi via via a metterla in contatto con i primi clienti.

Scuola e carriera

«All’inizio conciliare studio e lavoro era davvero impegnativo – ha spiegato –. Ho sempre dato la precedenza all’università, quindi nei periodi di sessione diminuivo la mia disponibilità, ma in questo mondo dire di no a un cliente può rivelarsi molto controproducente. Nella sessione di gennaio, poi, mi sono resa conto di quanto mi mancasse lavorare ed essere sul set. Dopo la laurea, quindi, ho deciso di provarci al 100%».

Come è ora quindi la sua vita? «Alterno giorni sul set a momenti in viaggio, giorni a casa, sfilate, shooting». Ma anche quando non è sul set «il lavoro non si ferma. Faccio movimento, cerco di mangiare sano grazie a un nutrizionista, curo il mio aspetto. Quando la gente vede la fotografia di una modella penso sottovaluti tutto il lavoro che ci sta dietro, anche solo di logistica: gli spostamenti in treno o in aereo, lo stress dell’ambiente o l’iniziale spaesamento di fronte a una fotocamera o su una passerella. Non è certamente come lavorare in miniera, ma come tutti i lavori sa essere challenging».

Le sfide

Una sfida continua ma che, per Barbara, ne vale la pena. «Questo lavoro mi permette di conciliare tante passioni: la moda, le lingue straniere e i viaggi. È un mondo che mi ha fatto crescere tanto, permettendomi di conoscere persone e storie diverse». Negli anni, alla soddisfazione si sono associati nomi importanti, tra cui il gruppo Max Mara con Marina Rinaldi, Rinascimento, comparsate su pubblicazioni come Grazia.

«Ma non potrei farcela senza le persone che mi stanno accanto – ha ammesso Barbara –, il mio ragazzo e la mia famiglia. Sono i miei primi supporter: il mio ragazzo mi accompagna in stazione, a volte viene sul set, è sempre entusiasta. Geloso? Macché, quando gli ho detto del casting per entrare in agenzia mi ha risposto "beh, se non sceglievano te chi dovevano scegliere?". Non è una cosa scontata».

Il messaggio

«Mi piace anche pensare di fare in qualche modo la differenza – ha confessato – e che le ragazzine vedendo le mie foto vedano riconosciuto anche il loro fisico. In Italia il mondo curvy è ancora poco riconosciuto, quello plus size di fatto non esiste. Spero nel mio piccolo di poter fare qualcosa per cambiare la percezione delle cose, e impedire che altre ragazze si sentano come la me dodicenne».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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