Avi, processi, testamenti: cosa si trova all’archivio di Stato di Brescia

Nelle torri in via Galilei sono custoditi trenta chilometri di faldoni, che tra poco diventeranno quaranta: è la storia della città e della provincia, ma soprattutto dei suoi abitanti

L'interno dell'archivio di Stato di Brescia - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

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In ogni capoluogo di provincia c’è un archivio di Stato. A Brescia si trova in via Galilei: è un grande edificio degli anni Sessanta con due alte torri che contengono circa trenta chilometri di documenti. Non trenta chilometri di fogli uno accanto all’altro: trenta chilometri di faldoni. Una mole di carta difficilmente immaginabile, mastodontica, ciclopica.

Cosa c’è dentro, in sintesi

Gli archivi di Stato conservano tutta quella documentazione che a un certo punto è diventata storica. Per legge, secondo il Codice dei beni culturali del 2004 un documento diventa storico quando ha compiuto trent’anni: in quel momento passa dagli uffici periferici, come per esempio quelli dei tribunali, della Questura e della Prefettura, della polizia di Stato e simili, all’archivio.

Ma ci sono anche molti altri fascicoli. Si trovano gli atti prodotti dai notai durante la loro attività, che dopo un passaggio dall’archivio notarile dopo cento anni arrivano all’archivio di Stato. A Brescia, in particolare, ci sono atti notarili a partire dal Quattrocento e fino all’inizio del Novecento. C’è la documentazione degli Stati pre-unitari, ovvero quella prodotta dagli uffici che afferivano alla Repubblica di Venezia, quella napoleonica e quella lombarda-veneta. Le mappe catastali del catasto napoleonico. E così via.

Le torri

Tutto questo viene conservato nella struttura di via Galilei, edificio inaugurato nel 1963 dalla Provincia e adibito fin da subito ad archivio, con due torri di cinque piani. Per questo è moderno: non si trova un edificio riadattato, come per esempio l’archivio di Stato di Milano, che si trova in un palazzo del Seicento.

La nuova torre consentirà di archiviare altri dieci chilometri di faldoni

Alle due torri se ne sta aggiungendo una. L’edificio fu infatti messo in vendita dalla Provincia e acquistato da un privato, a cui si è sempre pagato l’affitto. Oggi lo Stato lo sta riacquistando, ma nel frattempo il privato ha costruito un terzo deposito agganciandolo agli altri due. Ciò che rimane da fare è allestirlo: alla fine permetterà di avere altri dieci chilometri di spazio. Questo aspetto è essenziale: in questo momento l’archivio di Stato di Brescia è saturo e molta documentazione storica resta agli uffici periferici. Il tribunale della città ha già pronto un chilometro di documentazione: è un problema per lo stesso tribunale, ma anche dell’archivio di Stato, che non può mettere a disposizione degli studiosi e dei cittadini ciò che cercano.

L'archivio di Stato di Brescia dall'esterno - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
L'archivio di Stato di Brescia dall'esterno - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Tutelare e valorizzare

Scopo dell’archivio è infatti la tutela di tutta questa documentazione, ma anche la valorizzazione. Anche secondo chi ci lavora, come la direttrice e archivista dell’archivio di Stato di Brescia Debora Piroli, questi luoghi non dovrebbero essere chiusi e polverosi, ma aperti e vissuti. Tutti i cittadini e tutte le cittadine che hanno compiuto 18 anni possono avervi accesso, infatti. C’è anche un’aula studio e tutto è consultabile. E l’archivio stesso organizza laboratori con le scuole di ogni ordine e grado ed esposizioni.

Dentro l’archivio di Stato, infatti, c’è la storia della città e della provincia. «La storia grande (come piazza Loggia, che fu un evento di portata nazionale), ma anche la storia dei cittadini», dice Piroli, che per lavoro consulta, tutela e valorizza la documentazione, studiandola proprio per metterla a disposizione di tutti.

L'archivio di Stato di Brescia
L'archivio di Stato di Brescia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
L'archivio di Stato di Brescia
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L'archivio di Stato di Brescia
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L'archivio di Stato di Brescia
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L'archivio di Stato di Brescia
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Come si cercano i propri avi

Tra le ricerche più gettonate ci sono prevedibilmente le origini genealogiche. Per ora la ricerca si può fare solo per linea maschile e solo nel caso in cui in famiglia ci sia stato un militare, dato che l’archivio conserva i registri sui militari (ruoli o fogli matricolari). Risalire per linea femminile non è possibile, ma solo per ora, proprio perché l’archivio di Stato di Brescia è in attesa dei documenti del tribunale, che confluiranno qui quando il nuovo deposito sarà pronto.

Tutte le copie dei registri di Stato di civile delle anagrafi comunali vengono infatti mandate anche ai tribunali, che a loro volta le trasmettono all’archivio di Stato, al momento opportuno.

In generale, l’accesso all’archivio è libero. Si può telefonare o inviare una mail anticipando la ricerca che si intende fare: le archiviste, gli archivisti e gli addetti indirizzeranno la ricerca e forniranno i documenti da consultare in aula studio (da cui passano in media quindici, diciotto persone al giorno). Preventivamente si può fare anche una ricerca online: sul sito dell’archivio di Stato di Brescia sono elencati i fondi e il patrimonio archivistico consultabile.

La consultazione in archivio di Stato
La consultazione in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
La consultazione in archivio di Stato
La consultazione in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
La consultazione in archivio di Stato
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La consultazione in archivio di Stato
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La consultazione in archivio di Stato
La consultazione in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Pezzi forti: i santi patroni e il testamento del Romanino

Interessante è la documentazione dei notai, che è tra le più antiche contenute. La più antica in assoluto sarebbe quella degli ordini religiosi che furono soppressi tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento (a Brescia furono diversi), ma per scelta tutto si trova all’archivio di Milano.

Qui, svela Piroli, è rimasto qualche lacerto, come per esempio la pergamena miniata sui santi Faustino e Giovita in mostra in questo momento al museo di Santa Giulia per l’esposizione «Il Rinascimento a Brescia».

La pergamena miniata con i santi Faustino e Giovita in mostra in Santa Giulia

In archivio ci sono dodicimila lettere di Giuseppe Zanardelli, che nei carteggi parlava di cose private, ma spesso anche di affari di Stato

Un pezzo prezioso, curioso tanto quanto il testamento del Romanino che gli archivisti hanno trovato spulciando nell’archivio della residenza assistenziale Casa di Dio: «Il figlio anziano chiese di essere ricoverato lì e per essere trattato un po’ meglio», racconta Piroli, «presentò il testamento del padre che gli lasciava una casa a Brescia, che lui a sua volta dava a disposizione dell’istituto».

Ci sono anche le carte di Giuseppe Zanardelli (consultatissime: anche per questo avrebbero bisogno di un intervento conservativo). «Questo istituto», spiega la direttrice, «ha acquisito per diritto tutta la sua documentazione relativa all’attività ministeriale (che i politici erano soliti tenere a casa), ma poi ha acquistato anche tutto il carteggio privato che conta dodicimila lettere. Lui corrispondeva con De Pretis, Crispi… Oltre agli auguri di Natale, si trovano molti affari di Stato».

Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni documenti in archivio di Stato
Alcuni documenti in archivio di Stato - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Storia e costume

Da pochi anni sono disponibili anche i documenti della Corte d’assise straordinaria dal 1945 al 1947. «Anche quella è una storia preziosissima», sottolinea Piroli. «Si pensi che in quegli anni la Corte giudicava solo reati di collaborazionismo». Insomma: è proprio negli archivi di Stato che si scrivono i libri di storia.

A tal proposito è interessante un testamento molto particolare trovato all’archivio di Stato di Milano: è del Seicento e lo stese Luca Riva, un artista sordomuto che lasciò qualcosa alla moglie e ai figli e qualcosa agli enti caritatevoli della zona. Per essere sicuro che il notaio avesse capito, fece alcuni disegni da allegare all’atto notarile. «Sono eccezionali per capire il costume dell’epoca», fa notare Piroli. «Sembrano disegni che illustrano “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni», come si nota sulle riproduzioni disponibili sul sito dell’archivio di Stato di Milano. Alcune figure sembrano i Bravi e don Abbondio, per dire.

Uno dei disegni di Luca Riva - © archivio di Stato di Milano
Uno dei disegni di Luca Riva - © archivio di Stato di Milano

Piazza della Loggia

Capitolo particolare merita anche la strage di piazza della Loggia, a cui è dedicata una mostra fino al 31 dicembre: al piano terra sono esposti numerosi documenti, anche inediti, relativi alla strage, alle indagini e ai relativi processi. 

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Archivio di Stato: una mostra sulla strage

«La documentazione è qui per un iter particolare. Dal 2008 i Governi hanno pensato – su sollecito delle famiglie e in seguito al dibattito pubblico – di rendere disponibili i documenti anche prima dei trent’anni, che vanno calcolati dalla chiusura del procedimento». Il primo iter di declassifica ha riguardato il caso Moro (fu il Governo Prodi a dare il permesso), dopodiché fu Matteo Renzi a decidere di declassificare i procedimenti sulle stragi, tra qui quella di piazza della Loggia.

I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei
I documenti relativi a Piazza Loggia esposti in via Galilei - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

«Tutti gli uffici dello Stato (tribunali, Questura e Prefettura) sono stati quindi obbligati a versarli agli archivi. Molti procedimenti sono ancora in corso, ma verranno versati comunque prima dei trent’anni proprio in base a queste direttive».

Allargando di nuovo o sguardo all’intero edificio, qual è ora il futuro degli archivi? «Si dovrà pensare anche alla documentazione nativa digitale». E a studiare metodi e protocolli saranno le nuove generazioni di archivisti e archiviste.

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