Adro, la passione per le bocce di nonno Angelo unisce tre generazioni

Se la ricorda bene, Angelo Palazzi, la voce di un altro angelo, quella di una dottoressa dell’ospedale, mentre era in condizioni disperate dopo essere già stato intubato due volte. «Facciamogli un’altra sacca, ce la può ancora fare». E così, grazie a quella donna che non si arrese al Covid, il paziente, dopo sei mesi di ricovero, riuscì a vincere la più dura battaglia della sua vita. E ne porta ancora le conseguenze. «Sono dimagrito 23 chili e non posso più fare gli sforzi di prima – racconta –. Però sono tornato agli affetti della famiglia. E pensare che in quei giorni a mio figlio avevano detto che poteva ritirare i miei effetti personali, per me non c’erano speranze».
Rinuncia
La cosa che gli pesa di più è aver dovuto rinunciare alle bocce. «Ero nella categoria A e sono stato anche in Nazionale». A 76 anni gioca ancora, a livelli meno impegnativi, e l’anno scorso si è tolto la soddisfazione di arrivare alla finale di un torneo assieme al figlio Daniel, 43 anni, che gioca in serie A nell’Arcos Brescia, e al nipotino Leonardo di 15, tesserato alla squadra Juniores. «Io non c’entro niente – precisa – hanno fatto tutto loro. Si sono appassionati vedendomi nelle gare e hanno seguito il mio esempio senza che li incoraggiassi». E così in casa Palazzi, famiglia originaria di Adro, questo sport è diventato una religione.

Angelo non si perde una partita del figlio a Castel Mella e si porta dietro la moglie, con cui è sposato da oltre 50 anni. Si chiama Felicita, e lui lo ha scoperto il giorno delle nozze. «Chissà perché me lo aveva sempre nascosto, usava il suo secondo nome: Angelina». Felicita gli ha dato la felicità con l’accento sulla «a». «Mi ha sempre supportato in anni impegnativi, quando le trasferte erano lunghe e sparivo per giorni». La più grande soddisfazione? «A un torneo di Teramo, c’erano mille spettatori. Un mio tiro a volo fu così preciso e spettacolare che scatenò un uragano di applausi».
Eredità
Incantato dalle prodezze di papà, per anni il piccolo Daniel lo ha seguito nei bocciodromi. Ne aveva solo sei quando, senza alcun preavviso, lo gettarono nella mischia. «Una volta, a un torneo, si diede assente all’ultimo momento un giocatore e allora chiesero a papà di schierare me – ricorda –. Mi divertì molto averlo come compagno di squadra, lo presi per un gioco». Presto è diventato il suo sport preferito, nel 2003 è entrato nel circuito dei giocatori più forti e dopo le esperienze all’Inox Macel di Brescia, al Capriano del Colle e alla Tritium, dal 2013 è a Castel Mella, dove con l’Arcos Brescia ha aperto un ciclo di successi tuttora aperto: alle promozioni in B, in A2 e in A1 è seguito quest’anno l’ottimo debutto nel campionato maggiore, chiuso con una serena salvezza, obiettivo dichiarato a inizio torneo.
E per qualche mese il club ha anche accarezzato il sogno dei play off, cui sono state ammesse le prime quattro della classifica. Daniel è più che soddisfatto di come sia andata la stagione, considerato che anche per lui la A1 rappresentava una novità assoluta. «Mi alleno 2-3 volte alla settimana, se vuoi crescere non c’è altra strada. Più giochi, più impari a giocare, sviluppando pure uno stile personale». L’immagine dell’anziano in pista col bicchierino di vino a portata di mano è superata da tempo, la serie A vede in campo veri e propri atleti, allenati a disputare match che possono durare ore e durante i quali è richiesta un’altissima capacità di concentrazione.
Da nonno a nipote

E poi c’è Leonardo, l’ultimo arrivato. «Fino a poco tempo fa giocava a pallacanestro – spiega il papà –, poi ha voluto provare le bocce e ha preso la cosa come un hobby. Poi, però, si è messo d’impegno». Con una pattuglia di altri ragazzini terribili ha cominciato a vincere partita dopo partita nella categoria Juniores.
La squadra è completata da due fratellini di origine indiana, Gurshan e Gusharan Sing, con tanto di turbante in testa, dalla campionessa del mondo nel doppio (2023) ed europea di singolo (2024) Rachele Vivenzi, originaria di Castenedolo, dal bergamasco Riccardo Magri e dal brianzolo Samuele Brambilla. «Io vado a vedere lui – sospira Daniel Palazzi –, lui alle mie partite non viene mai, alla sua età ha altro da fare». Però quel torneo giocato con il papà e il nonno rappresenterà per Leonardo uno dei ricordi più belli della vita, magari da raccontare in futuro ai suoi nipoti. Perché ormai è chiaro, nelle bocce i Palazzi non finiranno mai.
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