A fianco degli ultimi nelle carceri del Camerun: il cuore di Michele Scolari

«Per aver difeso i diritti umani, lo sviluppo e l’inclusione sociale di chi vive al margine della società camerunense. Per esser stato dalla parte degli ultimi». Questa la motivazione del Premio servizio civile universale della Focsiv 2023, assegnato quest’anno al giovane bresciano Michele Scolari. Quello attribuito al 27enne è uno dei quattro riconoscimenti (insieme al Progetto cooperazione internazionale, Società civile del sud e Difensore dei diritti umani) attribuiti dalla Federazione degli organismi di volontariato internazionale nell’ambito della trentesima edizione del Premio più longevo nel panorama della cooperazione.
Progetto del Coe
Laureato in Giurisprudenza nella nostra città, Scolari ha frequentato la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e ha lavorato per un progetto del Coe (Centro orientamento educativo) in Camerun per un intero anno, promuovendo una «società inclusiva per la tutela dei diritti - così hanno spiegato nel corso della cerimonia di consegna che si è svolta a Roma -, in particolare delle persone detenute nelle carceri del Paese africano, e accompagnando molti in un percorso di uscita dai luoghi di detenzione».
Michele Scolari, che sta ora frequentando un master in Diritto internazionale umanitario a Ginevra, nel ringraziare il Coe - rappresentato per l’occasione dal presidente Andrè Siani - e Focsiv, ha spiegato che «i diritti umani sono universali e si devono applicare anche all’interno delle carceri, mentre spesso le persone che vivono una situazione di detenzione vengono dimenticate o ci si dimentica che i diritti umani spettano anche a loro. Questa è stata l’idea che mi ha spinto ad andare in Camerun e a scegliere questo progetto del Coe. Del resto la questione carceraria mi ha sempre interessato molto».
Tra le attività di cui il 27enne si è occupato nel Paese africano vi è lo Sportello legale all’interno della prigione di Garoua, l’aver tenuto un corso di diritto penale e di procedura penale per i detenuti minorenni, l’ascolto di condannati a morte, ma anche momenti di svago (soprattutto sportivo) insieme ai giovani del quartiere.
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