Rugby

Rugby Rovato, per tre grandi ex il caos è un paradosso

I dubbi di Massimo Bonomi: «Di solito si gioca contro il coach». Spagnoli: «Nell’anno del tricolore scontenti, via solo a fine stagione»
Rugby Rovato: i franciacortini al momento sono al comando del campionato di serie B - © www.giornaledibrescia.it
Rugby Rovato: i franciacortini al momento sono al comando del campionato di serie B - © www.giornaledibrescia.it
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Il caos oltre la meta. L’ammutinamento dell’intera squadra del Rovato, dopo l’esonero dell’allenatore Daniele Porrino, è una vicenda che non ha precedenti nello sport in Italia e che dalle scrivanie della società franciacortina rischia di finire sui tavoli del Tribunale federale. C’è chi adombra infatti nel comportamento dei giocatori che vogliono lasciare il club un atteggiamento «antisportivo», punibile con pene severe. Gli articoli 19 e 20 del Regolamento di giustizia della Fir impongo infatti ai tesserati di «comportarsi secondo i principi di lealta, correttezza e probità» e vietano «di tenere comportamenti o esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione dei vari soggetti dell’ordinamento federale», tra i quali le società.

L’ammutinamento di Rovato rientra in questi casi? Ad avviare la pratica potrebbe essere la Procura federale. Anche perché in molti temono che questa vicenda possa creare un precedente pericoloso, con i club messi sotto scacco da tecnici e giocatori.

Interrogativi

«Certo la situazione è curiosa - dice Massimo Bonomi, una trentina di presenza in nazionale, già numero 10 di Brescia, Milan e Calvisano -, perché normalmente succede il contrario: i giocatori litigano con l’allenatore, lo vogliono mandare via, e la società è chiamata a mediare. Ma uno schieramento così compatto a favore del coach esonerato, non conoscendo bene la vicenda, mi fa pensare. E forse anche il club si deve interrogare sui motivi di questa saldatura così forte tra tecnico e squadra».

Scudetto

Il rugby bresciano, tuttavia ha una lunga tradizione di litigiosità alle proprie spalle, anche se mai si era arrivati in passato a un tale punto di rottura. Nel 1975 quando il Rugby Brescia vinse il campionato, dissidi interni portarono a metà stagione alla sostituzione di David Cornwall, fino a quel momento allenatore-giocatore, sostituito in corsa da Beppe Vigasio.

«Cornwall aveva allenato la squadra già nella stagione precedente - ricorda Tonino Spagnoli, pilone del XV dello scudetto -, un campionato chiuso al quarto posto che aveva cementato un gruppo molto unito di giocatori quasi tutti bresciani, del quale facevo parte anch’io sebbene venissi da Frascati. L’anno successivo la squadra fu rinforzata da tanti nazionali, provenienti da varie parti d’Italia. Si crearono frizioni e qualche incomprensione e, sul più bello, a Cornwall fu tolto l’incarico di allenatore. Ma questo non fu sufficiente per mandare tutto a rotoli, ognuno continuò a fare il proprio dovere sul campo, Cornwall continuò a giocare come sapeva e il Brescia vinse lo scudetto. A fine stagione, sette/otto di noi, compreso Lorenzo Bonomi, che di quel successo era stato uno degli artefici nel ruolo di direttore sportivo, si trasferirono a Milano ed intrapresero una nuova avventura. Nessuno se ne sarebbe mai andato a metà campionato. Trovo il comportamento dei giocatori di Rovato assurdo. E lo dico io che nella mia carriera ho cambiato sei o sette squadre.  Penso a quello che sarebbe successo se ogni volta che un allenatore o un dirigente non ci stava bene avessimo organizzato una fronda e minacciato di smettere di giocare».

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I ruoli

Anche Sergio Nava nella sua lunghissima militanza nel Rugby Brescia (1977-2000) ha vissuto momenti concitati. «Ma alla fine tutto si risolveva - analizza -. I giocatori non possono prendersi il diritto di mettere in ginocchio la società, alla fine il loro obiettivo deve essere quello di giocare. Temo che a Rovato le cose siano sfuggite di mano ai dirigenti il cui intervento è stato troppo tardivo rispetto a quello che succedeva. Ora leggo e sento dire che tutti voglio andare via, magari per costituire la prossima stagione un nuovo club: con che mezzi, con quale organizzazione societaria? Perché io, da dirigente, ci penserei due volte prima di mettermi nelle mani di un equipaggio che a un certo punto si vuole impadronire della guida della nave».

Il precedente

Il Rovato, tra l’altro, non è nuovo a turbolenze di questo tipo: nel 2005, quando il club era fuso con il Brescia sotto la bandiera della Leonessa, ci fu l’ammutinamento della truppa all’autogrill di Vicenza, dove i giocatori si rifiutarono di risalire sul pullman, diretto a Treviso, per una questione di premi e tagli degli stipendi in caso di salvezza o retrocessione della squadra. Rugby sport di combattimento, si dice. Da queste parti, purtroppo, si combatte più nei corridoi e negli uffici che sul campo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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