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I giorni del dolore a casa Fanchini: «Elena è stata tutta la nostra vita»

Tanti alla camera ardente per renderle omaggio. La sorella Nadia in lacrime: «Non si è mai lamentata»
Fuori da casa mamma Giusy con delle persone - Foto NewReporter/Comincini © www.giornaledibrescia.it
Fuori da casa mamma Giusy con delle persone - Foto NewReporter/Comincini © www.giornaledibrescia.it
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La gente va e viene, dentro casa Fanchini rimangono lacrime, dolore, soprattutto l’amore per Elena. La cui morte prematura a 37 anni dopo un male incurabile è stato sì uno choc per tutto lo sport nazionale, ma è stato in primis un momento di estrema difficoltà per tutto quel «piccolo» mondo che ruotava intorno ad Elena, la sua famiglia.

«È stata tutta la nostra vita, la amiamo tantissimo». Lo dicono singhiozzando mamma Giusy e la sorella Nadia, con il viso rigato dalle lacrime, nella casa dove l’adorata Elena si è spenta mercoledì sera. Quella stessa casa, la sua, dove da ieri è allestita la camera ardente. Che fin dal mattino ha accolto decine di parenti, amici, conoscenti saliti nella frazione di Pian Camuno nel vano tentativo di portare un briciolo di conforto ad una famiglia conosciuta, amata, stimata, colpita da un’immane tragedia.

Le foto e i fiori

Elena Fanchini sul podio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Elena Fanchini sul podio - Foto © www.giornaledibrescia.it

Nel salotto di Elena, sul televisore passano carrellate di sue istantanee. Sulla neve o al mare, con il marito Denis o con le sorelle Nadia e Sabrina, in montagna o in città, con la tuta da sci o con l’abito da sera, scivolando su un pendio ripido o abbracciando uno dei quattro amati nipoti, festeggiando una medaglia o godendosi momenti di vita pura. Tante istantanee, un solo comune denominatore: quel sorriso contagioso e umile, spontaneo, di una ragazza grata per una vita che le ha dato e anche tolto tanto.

«A noi andava bene così. Poco tempo fa - ricorda la sorella Nadia - mi diceva guardando le gare: "Abbiamo avuto troppi infortuni, poteva andare diversamente magari". Ma abbiamo fatto sempre tesoro di quello che avevamo ottenuto e non di ciò che ci mancava. Adesso eravamo felici, aveva i suoi nipotini, guardava solo le cose positive anche se abbiamo sofferto tanto. Però adesso è dura».

Sentimenti

Il dolore di Denis, il marito di Elena Fanchini - Foto NewReporter/Comincini © www.giornaledibrescia.it
Il dolore di Denis, il marito di Elena Fanchini - Foto NewReporter/Comincini © www.giornaledibrescia.it

È così per tutti coloro che ora vivono nell’assenza di Elena. Il marito Denis che in quella casa costruita con l’amata fin da ora vedrà la sua presenza nelle piccole cose. Papà Sandro e mamma Giusy, le sorelle Nadia e Sabrina, i cognati Devid e Stefano. Che ieri fin dalla mattina hanno assistito ad un costante viavai nella villetta di Solato, ricevuto abbracci, parole di conforto, un semplice ricordo. Tra questi anche sportivi, come l'ex compagna di squadra Daniela Merighetti e la snowboarder bergamasca Michela Moioli. E tanti passeranno anche oggi o domani alle esequie.

Amore

Difficile però per le persone care colmare quel vuoto così grande. «Ricordo che fu suo papà a portarla sulla neve a tre anni - dice mamma Giusy -. Non voleva andare all’asilo, piangeva sempre, allora un giorno stava con me al lavoro e uno con mio marito. Quando ha iniziato da Baby stravinceva, e non me l’aspettavo. Se fosse qui ora le direi ancora ti amo, ma so che sta bene dove è andata».

Le sorelle Elena e Nadia Fanchini - Foto © www.giornaledibrescia.it
Le sorelle Elena e Nadia Fanchini - Foto © www.giornaledibrescia.it

La commozione è forte, come quella della sorella Nadia che spesso l’ha accompagnata in quest’ultima battaglia. Dentro e fuori dagli ospedali, sempre e comunque al suo fianco, come nei quindici anni vissuti in Coppa del Mondo. Da combattente, come è sempre stata Elena.

«Da quando ha scoperto la recidiva del tumore - racconta l’ex sciatrice - lei ha sempre sofferto perché non riusciva nemmeno più a controllare il dolore. È stato difficile per lei vedere questo male che la stava distruggendo. Mi diceva: "Io ci sono con la testa, ma il mio fisico non vuole". Però non si è mai lamentata una volta, nemmeno alla fine. La cosa assurda è che nel 2023 non ci sia ancora cura contro il cancro. Io spero nella ricerca (qui la raccolta fondi per Airc lanciata dalla famiglia Fanchini, ndr), bisogna davvero donare per aiutare gli altri, perché Elena non è l’unica, ma una di tante persone».

E le lacrime si fanno più intense, quando Nadia ricorda l’ultimo dialogo con la sorella: «Le ho detto "Elena ti voglio tanto bene, ti amo tanto, sei la persona più importante della mia vita". Mi ha risposto solo "Lo so" e poi non mi ha più detto nulla». L’ultimo, toccante atto d’amore tra Elena e la sua grande famiglia. Cui non possono bastare abbracci e carezze per lenire il dolore di una perdita ancora difficile da comprendere.

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