Con il biancoblù inizia e finisce il film su Roberto Baggio

Il Brescia apre e chiude «Il Divin Codino», film disponibile da ieri su Netflix, incentrato sulla vita e sulla carriera di Roberto Baggio. Che la pellicola di Letizia Lamartire, con Roby interpretato da Andrea Arcangeli, si chiudesse con le immagini dell’ultima partita del fantasista (16 maggio 2004, a San Siro contro il Milan) ad accompagnare i titoli di coda, era scontato. Lo era meno che le rondinelle finissero anche nella sequenza d’apertura.
Baggio bambino si appresa a calciare un rigore nell’officina di papà Florindo. Quando colpisce il pallone e arriva uno «stacco», lo spettatore s’aspetta di approdare al penalty della finale di Usa 94. Invece il «flash-forward» va al 3 giugno 1984, quando la diciassettenne promessa del Vicenza segna dagli undici metri il proprio primo gol in campionato. È il 3-0 dei berici contro le rondinelle, che compaiono a capo chino, in maglia sponsorizzata Fin-Eco. La pellicola non si sofferma sulle esperienze di Baggio con Juve, Milan, Bologna e Inter.

Quindi, via di carrellate biancoblù. A partire dalla scena in cui i nuovi compagni del Codino lo accolgono come un re nello spogliatoio. Lui ripaga tutti a suon di reti. L’ultimo scossone: il ginocchio di Baggio fa crack il 31 gennaio 2002 in Parma-Brescia; la guarigione a tempo di record (77 giorni); il rientro in campo il 21 aprile contro la Fiorentina, con Guardiola che gli cede la fascia e lui che ne segna due. Snodi cruciali nella vita uno dei giocatori più forti e amati di sempre. Attimi di memoria collettiva. Di chi ha il pallone nel cuore. E il Brescia.
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