Diana: «Il mio Brescia maturo e scanzonato, qui la nostra serie A»

«La mia carriera, sia da giocatore che poi da allenatore, mi ha portato lontano, ma Brescia per me è sempre stata Brescia. Per questo sento una responsabilità grande, verso tutti. Solo ora ho iniziato a metabolizzare il salto, che è stato una scossa di adrenalina fortissima». Aimo Diana, ospite su Teletutto a «Parole di Calcio» all’indomani del poker di vittorie calato con la Giana Erminio, quando parla della sua città e di questa grande avventura, respira forte.

La differenza

Che il suo senso d’appartenenza sia a livelli eccelsi, è evidente quanto palpabile. Sul perché abbia definitivo più volte ultimamente l’Union Brescia «Non ancora una grande squadra, ma una squadra importante sì», è chiaro: «Si stanno vedendo i crismi di una squadra importante perché non possiamo nascondere il fatto che questa sia una squadra importante. Ci sono poi segnali come l’aver sbloccato subito la gara con la Giana che ti fanno capire che la strada intrapresa è quella giusta. La grande squadra la si può vedere solo nel tempo. Quando si vedranno i veri valori? Credo che servano una decina di partite. Per tutti».

I singoli

Squadra importante, ma, per Diana «allo stesso tempo scanzonata, seppur molto matura. In allenamento si lavora duro, ma si trova anche il modo per sorridere. Il capitano dice sempre che dobbiamo crearci la settimana perfetta per lavorare al meglio e ogni settimana perfetta parte sempre da una vittoria». Ecco, il capitano. Ma perché non si ancora visto il miglior Balestrero? Diana sorride: «Imparerete a conoscerlo, ne sono sicuro. Bale è un calciatore che quando lo alleni capisci il suo vero valore, anche come persona. La sua forza sarà nel tempo quando lo vedrete al 90esimo ancora pressare gli avversari».

Due parole anche sul «Cisco on fire» visto nelle ultime gare: «Andrea ha grandi qualità che non ha ancora espresso al massimo. Deve trovare la continuità ed è lì che ci deve sorprendere. Nel frattempo, gli sto addosso: io ho fatto per anni quel ruolo e per questo riesco a dare principi chiari ai miei “quinti”». Poi, ci si sofferma su una sua dichiarazione, quella di «squadra che raspa»: «Nel senso che voglio una squadra che morde, che perde palla ma che la riconquista subito dopo e riparte. Una squadra che lotta su ogni pallone, uscendo dal campo avendo dato tutto e che i tifosi questo lo riconoscano. Al proposito vi dico che l’applauso ricevuto dopo la sconfitta con la Arzignano è stato importantissimo per noi, per ripartire alla grande».

Andrea Cisco - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

I concetti

Diana negli studi di Teletutto - © www.giornaledibrescia.it

Non vuole sentire parlare di «partita in gestione»: «Quella parola mi fa venire i brividi. Io pretendo che la tensione resti sempre alta, indipendentemente dal risultato. E quando vedo che in qualcuno cala, cambio». Un’occhiata là dietro: «La difesa immutata? Beh, è il reparto che ha bisogno di più unione, di più coesione. Anche con il portiere. E dire che non ho ancora potuto avere Sorensen e Pilati, che considero due titolari». Sul «bel calcio» ha una sua opinione: «Ho potuto sperimentare in certe piazze dove non c’era l’assillo del risultato e questo mi è servito. Nel calcio non si inventa quasi nulla: difficile esprimere un calcio bellissimo, ma se si interiorizzano certi concetti, si può mostrare un buon calcio, divertente e proficuo».

Il rapporto con Filippini

Da dove possono arrivare le maggiori insidie in stagione, chiede uno spettatore al quale Diana risponde con un netto «quelle che ci possiamo creare da soli». Il Diana uomo non vuole distrazioni: «Non ho social, non ho nulla. Voglio dormire bene perché il giorno dopo voglio arrivare al campo di allenamento sereno». Un altro chiede quanto conti l’affiatamento con il suo vice: «Io e Emanuele siamo due persone diverse e a volte abbiamo visioni diverse dalle quali “usciamo” con una battuta in dialetto. I ragazzi gli vogliono molto bene, sa farsi molto apprezzare sia a livello professionale che umano. Vi svelo una cosa: col Renate volevo cambiare Maistrello, ma ha convinto a non farlo. Sapete come è andata a finire… Gli ho detto “questa l’hai vinta tu”».

Prossimo step

Ora testa al Novara: «La considero una “partita trappola”, da mettere subito sui giusti binari. Cambierò qualcosa, certo. Ma il vero tour de force sarà da giovedì, dove giocheremo alle 20.45, a domenica in campo alle 15: ai limiti della regolarità…». La chiosa è su se stesso: «Il calcio è fatto di opportunità, ma anche di dignità: a Reggio, anche dopo aver conquistato la serie B, non sarei mai rimasto, anche se mi avessero confermato, con quella dirigenza. A volte ho pagato anche qualche mio errore. Credo che alla fine il Brescia sia la mia ricompensa: questa per me e per Ema è la nostra serie A».