Tutto parla di Brescia e tra Clotet-Inzaghi è un duello a distanza

Sono entrambi «inattesi». E questo è il primo punto in comune. Ma non è l’unico a legare attraverso una specie di filo invisibile due allenatori che per il resto in realtà sono diversi come il giorno e la notte: per formazione, carattere, filosofia di gioco.
Il contatto, tra i due che in questo momento sono impegnati in una specie di duello a distanza, si chiama Brescia. Da una parte c’è Pep Clotet che il Brescia lo sta guidando e che lo aveva guidato prima che al comando arrivasse colui che sta dall’altra parte del virtuale ring - nei panni di «arbitro» altrettanto virutale Massimo Cellino - Pippo Inzaghi. Il quale ora sta dall’altra parte dell’Italia, a Reggio Calabria, ma dalla stessa parte e alla stessa altezza - al piano attico - di classifica: a braccetto con il Brescia.
Nessuno se lo sarebbe aspettato che dopo 5 partite con lo stesso score di 4 vittorie e una sconfitta - la Reggina è migliore per un saldo +8 tra gol fatti e subiti contro il +3 delle rondinelle - là in cima ci sarebbero state due squadre non accreditate per nessun obiettivo in particolare in quanto entrambe impegnate, ognuna a modo suo, in una ripartenza da zero. Per adesso così è.
Stuzzicante
E il procedere a braccetto della strana coppia stuzzica (anche) proprio per il tema di contorno che è il confronto tra due tecnici che condividono la forte esperienza bresciana resa ancora più intensa - nel bene come nel male - dai rapporti sviluppati con Massimo Cellino. Quello di Inzaghi, specialista nelle partenze sprint (Bisoli & c l’anno scorso avevano solo un punto in meno di oggi) con il presidente del Brescia è andato a finire malissimo dopo una stagione in cui l’innamoramento del numero del club per mister Pippo iniziò a spegnersi presto: questo portò a un cammino tormentatissimo, con equilibri sempre appesi al nulla tra esoneri minacciati, poi effettuati e revocati, poi alla fine resi esecutivi salvo un reintegro tattico a fine stagione e una risoluzione di contratto consensuale.
Vicende delle quali Inzaghi non fa mistero con nessuno, pubblicamente e privatamente, di aver sofferto e soffrire ancora. La prima volta che il tecnico piacentino rischiò grosso, raccontano retroscena postumi, fu prima della partita a Ferrara con la Spal allora guidata da Pep Clotet: se il Brescia avesse perso, Inzaghi sarebbe saltato. Ma il Brescia si impose 2-0 e iniziò a inguaiare proprio Clotet.
Che tuttavia, nel pre gara di quel match che si giocò in dicembre, ebbe modo di parlare e ricostruire - nacquero là i presupposti per la richiamata - con Cellino col quale a sua volta, pochi mesi prima, aveva rotto bruscamente dicendo no alla permanenza al Brescia. In seguito a quel gran rifiuto - un affronto per il presidente che «ama» lasciare, ma non essere lasciato - Cellino rilanciò volutamente in grande stile puntando sul grande nome di Inzaghi per provare il salto. Come è andata lo sappiamo, come sta andando anche e come andrà lo vedremo in questa sfida tra «inattesi».
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