Tar: le migliorie al Rigamonti sono del Comune, non del Brescia Calcio

Il Tar di Brescia ha respinto la richiesta di sospensiva presentata dal Brescia Calcio contro il Comune di Brescia in merito alla proprietà delle strutture e delle installazioni dello stadio Rigamonti.
L’ordinanza, depositata il 6 novembre, conferma che - in attesa del giudizio di merito - i beni contestati restano nella disponibilità del Comune e del nuovo concessionario, Union Brescia.
Il ricorso, presentato dalla società di Cellino, mirava a ottenere la sospensione degli effetti di una serie di verbali redatti dal Comune tra luglio e agosto, nei quali venivano dichiarate acquisite al patrimonio comunale numerose strutture dello stadio, tra cui le curve prefabbricate, i pitch box, le sky box, le suite e gli impianti di illuminazione e videosorveglianza.
Cosa hanno deciso i giudici

Il Tar ha ritenuto che i beni possano essere qualificati come «migliorie» – e non come installazioni precarie o rimovibili – realizzate dal concessionario nell’ambito del contratto di concessione firmato nel dicembre 2019. Secondo i giudici, dunque, «nei limiti della cognizione cautelare, il Comune sembra aver attribuito al nuovo concessionario beni ormai divenuti di proprietà comunale».
La richiesta del Brescia Calcio di nominare un custode o di inibire temporaneamente l’uso dei beni da parte di Union Brescia è stata rigettata. Il Tar ha infatti ritenuto che «l’inserimento di un custode diverso dal nuovo concessionario potrebbe creare interferenze nella gestione dello stadio e del campionato di calcio, riducendo l’utilità della concessione».
La controversia si inserisce nel più ampio contenzioso già in corso con cui la società di Massimo Cellino ha impugnato la decadenza dalla concessione dello stadio Rigamonti, dichiarata dal Comune con una determinazione del 30 giugno 2025.
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