Brescia, sipario su un settore giovanile in piedi «solo per la maglia»

«Solo perché i bambini ci tenevano: il venerdì (6 giugno, ndr) in cui si è consumato il dramma sportivo del Brescia sono scoppiati tutti a piangere, ma hanno voluto portare a termine la loro stagione. Noi genitori li abbiamo assecondati anche nel rispetto di allenatori che nonostante le difficoltà e siano stati abbandonati al pari dei ragazzi si sono dedicati fino alla fine al loro lavoro. Possiamo dire che è stato fatto tutto solo per la maglia…».
Chiude il Brescia, chiude il settore giovanile e ciò che resta sono gli sfoghi di genitori, di circa 200 tra bambini e ragazzi, che ancora per qualche giorno vestiranno i panni dei taxisti per accompagnare i loro figli agli ultimi appuntamenti tra tornei e rassegne. Poi, ognuno andrà per la propria strada. Per qualcuno potrebbe anche essere quella della realtà che nascerà dall’«operazione FeralpiSaló» (molte famiglie hanno già contattato i responsabili del club di Pasini), ma sui più promettenti sono già inevitabilmente piombate tante società.
Vedi Anelli (ha firmato con un club di A), Galli, Kolgecay, Beldenti, Maucci (al quale era stato fatto un contratto tra i professionisti). Sono solo alcuni tra i nomi dei migliori profili sbocciati come fiori sul cemento di un settore giovanile lasciato in balia di se stesso e che andranno a provare a diventare grandi altrove.
Come tanti altri d’altronde prima di loro: per competere ci vogliono gli investimenti. Quelli che Cellino aveva promesso per ridare linfa a un vivaio che dopo i fasti fini ai primi anni 2000 era entrato in crisi causa l’impossibilità delle precedenti gestioni di dedicare risorse. Fino a che la lotta con Milan, Inter, Atalanta, Verona eccetera non è diventata impari. Ma a dispetto delle parole, nemmeno nelle giovanili si sono visti i fatti: tanto che il club ha via via perso sponsorizzazioni importanti dedicate. «Ai nuovi responsabili a inizio stagione avevamo dato fiducia, ma non si è realizzato nulla di quanto promesso». Ma gli Eugenio Bianchini e gli Aldo Nicolini (dati ora vicini alla Virtus Montichiari) nonostante il grande impegno, sono stati a loro volta lasciati a combattere contro i mulini a vento da una società assente con chiunque e a tutti i livelli. Qualche giorno fa c’è stato il congedo di Under 17 e Primavera con qualche vassoio di paste che erano state promesse per i buoni risultati ottenuti al «Vicini» e al «Dossena». Un saluto mesto con un ringraziamento e un «vedremo cosa succederà…».
Abbiamo letto alcune chat tra genitori. Scoprendo che qualcuno anziché corrispondere la retta al Brescia ha utilizzato quei soldi «per pagare gli allenatori che sono stati lasciati senza stipendio e ai quali nessuno è stato capace di dire una parola o scusarsi. Eppure - dice un genitore - rammentiamo ancora le parole di Castagnini, quando ricordandoci che lui era stato alla Juventus ci disse che dovevamo lasciar fare a lui e che noi dovevamo solo pensare al fatto che i nostri figli fossero felici. Loro lo sono, ma solo perché sono andati in giro vincendo o perdendo, sbagliando, ma mai scappando». E ora? E ora si chiude. Molti istruttori e allenatori troveranno casa in provincia, altri dialogano anche con l’Ospitaletto che sta cercando di sviluppare il suo progetto verde. A Brescia, resta solo la terra bruciata.
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