Brescia nei guai: dopo il tonfo col Pisa la classifica è da C diretta

Non può piovere per sempre. E invece sì. Così come non ci si può salvare non calciando in porta o non avendo quell’animo che brucia d’orgoglio al solo sentir parlare di serie C. O forse sì, ci si può anche salvare: ma solo perché gli altri, se non sono peggio, pareggiano le mancanze del Brescia. Perché la notizia è quella che nonostante 7 mesi di niente allo stadio «Rigamonti», nonostante tutti i… nonostante, si può ancora fare.
Il gruppone
La classifica è tra il drammatico, l’incredibile e l’inverosimile quando mancano 4 partite. Il Brescia ha 35 punti come altre 4 squadre: una quota che vuol dire sia play out, che salvezza diretta via classifica avulsa (ma bisogna che il Südtirol domani non faccia punti con la Juve Stabia) oppure retrocessione diretta con penultima e terz’ultima spiaggia che spettano rispettivamente al Cittadella (prossima avversaria delle rondinelle) e alla Reggiana che ha battuto proprio i veneti e che il Brescia sognava di affondare a Pasquetta o in alternativa ieri. Invece è toccato affrontare un Pisa ormai a 4 passi dalla serie A e che non ha avuto pietà. No, non è vero: sarebbe persino confortante se fosse stato così. Se a Mompiano la squadra di Inzaghi si fosse presentata assatanata e sangue agli occhi facendo brillare al massimo il proprio arsenale qualitativo e organizzativo.
Il massimo col minimo
Alla fine la legge del più forte ha sì trovato applicazione, ma il Brescia ha contribuito a fare in modo che così fosse. Che quella toscana fosse una squadra fortissima e inarrivabile nei fondamentali non era in discussione, ma era lecito pensare che il Brescia sarebbe stato inarrivabile per determinazione, fame, motivazioni. Un dato su tutti: zero ammoniti. Un altro dato: 10 falli (contro i 16 del Pisa) commessi in 99’ di una partita nella quale, oltretutto, verso la porta si è riusciti a tirare appena due volte. Con una conclusione da fuori di Dickmann neutralizzata da Semper e con un colpo di testa di Juric sugli sviluppi di un angolo al 94’ per il gol della bandiera a fissare il 2-1 finale. Dall’altra parte c’è stato un Pisa che ha dato vita a un tiro al bersaglio? No. Come detto, al Rigamonti non si sono presentati dei satanassi. Semplicemente si è presentata una squadra certamente molto ben organizzata, focalizzata e consapevole, che con un 37% di possesso palla ha tirato verso la porta del Brescia tre volte. Facendo tre gol (due quegli effettivi, uno è stato annullato). Un numero che si può leggere alla maniera di Maran ovvero con un «abbiamo concesso poco», oppure alla luce della realtà: visto che le reti subite non sono state frutto di chissà quali meraviglie, una volta di più è venuta a galla l’estrema vulnerabilità di squadra.
La sospensione
E torniamo a bomba: se tiri poco e subisci sempre, come se ne esce? Poi, siccome quando le cose vanno male possono sempre andare peggio, se a metterci il carico non intervengono decisioni arbitrali dubbie (nulla si può imputare ieri a direttore di gara e Var), ecco il meteo a metterci del suo: un nubifragio con grandinata ha infatti costretto a una sospensione del match di circa 8’ nel primo tempo, al 33’. Peraltro, proprio quando il Brescia pareva dare l’idea di aver trovato il coraggio di uscire dal guscio dopo 20’ dall’aver subito l’1-0 sull’asse degli ex Moreo (incredibile l’effetto che Pippo gli fa) e Tramoni (diventato un signor giocatore e stoccatore): tacco del primo a trasformare in oro una palla «mezzo e mezzo», frutto d’un rimpallo, col secondo a fulminare prima Calvani e poi Lezzerini.

Finale e contestazione
Peraltro, il Pisa, la via del gol (con Meister) l’aveva già trovata dopo 3’: l’arbitro richiamato al monitor dal Var aveva detto no dopo aver ravvisato in avvio di azione un intervento falloso di Calabresi ai danni di Nuamah. Questo episodio era già stato sufficiente al Pisa per spaventare un Brescia che pure era partito bene con Bisoli a sciupare una specie di rigore in movimento innescato da una gran giocata di Galazzi. Ecco, Galazzi: l’unica luce (insieme alla caparbietà di Dickmann) nel buio pressoché generale. Anche quello di un Maran che per oltre un’ora ha mantenuto inalterata una squadra che ha pagato dazio a centrocampo dove peraltro già dopo 24’ ha dovuto dare forfait Bertagnoli e che non ha avuto peso specifico in un attacco poi impoverito anche dalla sostituzione di Galazzi. Riprendendo il filo, messe le cose in chiaro col vantaggio, il Pisa – alla maniera di Inzaghi – s’è messo comodamente in controllo difendendo con un 5-4-1 dal quale non è passato uno spillo. La seconda fiammata utile, mentre il Brescia girava a vuoto col suo sterilissimo possesso palla, la squadra toscana l’ha avuta al 34’ della ripresa quando Touré ha finalizzato un’azione da corner. Tutta qui (del gol di Juric allo scadere abbiamo già detto) la partita non apprezzata dagli ultras della Nord che a fine gara hanno richiamato i giocatori per contestarli aspramente. Il sole esiste per tutti: capire come il Brescia possa far sorgere il suo, è tutto da capire.
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