Raiola il re del mercato, a Brescia fu di casa nell’era Corioni

Ieri, a soli 54 anni, si è spento Mino Raiola, famoso e discusso agente dei campioni, Re Mida del calciomercato. Ricoverato al San Raffaele di Milano, era malato da tempo. Già giovedì si era diffusa la notizia - falsa - della sua morte. Ieri pomeriggio l’annuncio, attraverso una nota sul profilo social dell’agente italo-olandese, diramato dalla famiglia, che descrive l’uomo che è stato regista dei successi di vari campioni, tra cui Ibrahimovic, come «il più straordinario procuratore di sempre».
Per Raiola, Brescia è stata più che una piazza con la quale trattare. La sua carriera era iniziata nei primi Anni Novanta, nell’era Corioni, con il quale l’agente aveva stretto un rapporto molto solido, durato negli anni. «Era spesso a pranzo dal presidente - ricorda Gianluca Nani, già uomo mercato del Brescia ai tempi di Baggio, e poi anche tra il 2010 e il 2011 -. Ci incontravamo lì, a Ospitaletto. Lo ricordo solare, brillante, divertente, acuto, vivace e veloce come nessuno. Con Corioni, ogni tanto, si concedeva anche qualche gita». Gli intrecci lavorativi con la società biancoblù coprono poco meno di un trentennio.
Da Sabau a Balotelli
Proprio l’affare tra Feyenoord e rondinelle per il romeno diede il via agli scambi di carattere anche professionale con la squadra della nostra città. Raiola fu il procuratore di Marek Hamsik ai tempi in cui il gioiellino slovacco si mise in luce e poi passò al Napoli. Poi, fu regista dell’arrivo all’ombra del Cidneo dell’attaccante brasiliano Jonathas. Poco utile nell’anno della retrocessione dalla serie A alla B (giunse in biancoblù nell’inverno del 2011 dall’Az Alkmaar), si fermò per tutta la stagione successiva, segnando 18 gol tra campionato e Coppa Italia. La punta, poi, passò al Pescara. In quell’anno Raiola iniziò anche a curare gli interessi di un altro talento, Omar El Kaddouri, che senza troppa fortuna si accasò al Napoli.
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Il sogno
Da Corioni a Cellino, nell’estate del 2019 ecco l’operazione che fece sognare la città. Ossia l’approdo alle rondinelle di Mario Balotelli, tra i talenti più fulgidi (e discussi) della scuderia di Raiola. Dai risultati insufficienti sul campo alla bagarre post ondata Covid, con l’attaccante che mai fu profeta in patria e che finì fuori rosa, furono mesi di tensioni per tutti gli attori coinvolti.
Se la prima operazione che vide Raiola coinvolto fu il passaggio al Foggia di Zeman dell’attaccante Bryan Roy nel 1992, è dall’inizio del nuovo millennio che l’italo-olandese ha contribuito a plasmare, nel bene e nel male, l’attuale mondo del pallone. Nel suo portafoglio sono entrati campioni del calibro di Nedved, Ibrahimovic, Pogba, Donnarumma e Haaland, trasferiti a suon di milioni - e di sostanziose commissioni - da un club all’altro. Spesso nel mirino dei tanti detrattori, ritenuto il simbolo di una mercificazione estrema di un mondo che pure non ha mai brillato per limpidezza, il procuratore è sempre andato avanti per la propria strada, scontrandosi con club e allenatori, e addirittura con la Fifa, mentre con una stretta di mano, una telefonata, una firma, segnava il destino di centinaia di giocatori. Passando anche per Brescia, che era un po’ casa.
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