Calcio

Palacio special: sono 40 anni sul campo

Oggi il compleanno di El Trenza, un «highlander» del calcio che vuole regalarsi la serie A
Rodrigo Palacio dopo un gol - © www.giornaledibrescia.it
Rodrigo Palacio dopo un gol - © www.giornaledibrescia.it
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Nel giorno in cui compie 40 anni, Rodrigo Palacio può avere due certezze: la prima è che mai si immaginava di festeggiarli al Marulla di Cosenza, in una partita del campionato di serie B.

La seconda è il fatto di essere in buona compagnia se si tratta di soffiare sulle candeline. Perché oggi insieme a lui ci sono l’ex rondinella Hagi ma anche Neymar, il suo connazionale e compagno di squadra al Boca Juniors Tevez e Cristiano Ronaldo.

Una sorta di «compleanno dei campioni», per un parco attaccanti da circa duemila gol sommando le carriere di tutti. E allora deve avere davvero qualcosa di speciale il 5 febbraio, un po’ come la città da cui viene l’argentino. Bahia Blanca, oltre 600 chilometri da Buenos Aires, poco più di trecentomila abitanti. Se nasci lì, o giochi a calcio o giochi a basket. E diventi pure un campione. Chiedetelo a Manu Ginobili o a Lautaro Martinez, che come Palacio sono partiti da quella città resa bianca dal sale sul terreno per arrivare in Italia.

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Il figlio di Josè Ramon, calciatore spagnolo trasferitosi in Argentina, nel nostro paese ci è arrivato nell’estate 2009, a Genova sponda rossoblù, portandosi una lista di soprannomi: la Joya (il gioiello, passato ora a Dybala), ma anche Hijo del viento (figlio del vento), Pajaro (uccello o aereo, a scelta), ma soprattutto El Trenza, per via di quella treccia che oggi sfiora la maglia del Brescia, nata vent’anni fa per un «golaso» con l’Huracan.

In Italia è diventato un pilastro del Genoa, un idolo all’Inter per un gol di tacco nel derby del 2013 e per le parate (sì, parate) decisive in una sfida di Coppa Italia contro il Verona, lui in porta a sostituire l’infortunato Castellazzi a cambi esauriti. Poi la tappa a Bologna (quasi vent’anni dopo l’amico Ginobili) e l’arrivo a Brescia, voluto da Inzaghi che proprio sotto le Due Torri ne ha apprezzato e capito qualità e virtù.

«Mio padre ha giocato fino a 41 anni», ha detto in una delle rare interviste per spiegare la sua longevità calcistica e adesso gli manca davvero poco per eguagliarlo. Il tutto restando lontano anni luce dalla mondanità, avendo come centro di gravità permanente la sua casa milanese, la moglie Wendy, la figlia Juana. E dall’estate scorsa un pensiero fisso: aiutare il Brescia a conquistare la serie A.

Perché magari già a maggio, giusto per tornare ai capelli, quella piazza biancazzurra che avrà per sempre il «Divin Codino» nel cuore, possa esprimere mentre festeggia in piazza Repubblica affetto e riconoscenza anche al «Trenza». Auguri Rodrigo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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