Calcio

Mai lasciare lo stadio prima del triplice fischio

Lo facevano Zamparini e Boniperti per motivi diversi, ieri lo hanno fatto anche alcuni tifosi del Brescia dopo l’1-2.
I tifosi della Curva Nord
I tifosi della Curva Nord
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Molti anni fa la nota prima firma di un notissimo quotidiano sportivo aveva un vezzo francamente imperdonabile per un professionista, quello di lasciare San Siro pochi minuti prima della fine per evitare il traffico. Una volta la pazza Inter – nella sua versione più riuscita – gli giocò un brutto tiro. Avanti 3-2 con la Sampdoria, quando il «nostro eroe» aveva appena lasciato lo stadio si fece raggiungere da Franceschetti e poi superare da Mancini, per il più rocambolesco dei 3-4. Si era nel dicembre 1996, a qui tempi  i cellulari erano ancora in fase sperimentale, mica ti mostravano i gol quasi in tempo reale e così l’incauto giornalista, per un match finito alle 16.15 dovette attendere le 19 (quando a «Novantesimo minuto» mostrarono i gol) per cominciare il suo articolo.

I precedenti

Un altro che non finiva di vedere le partite era il compianto Maurizio Zamparini quando era al timone del Venezia, perché non reggeva alla tensione. Una volta rivelò che conosceva ormai tutti i bar della zona della stadio, dove finiva di vedere buona parte degli incontri. Quando era presidente della Juventus, Giampiero Boniperti se ne andava addirittura alla fine del primo tempo, ascoltando poi in auto «Tutto il calcio minuto per minuto». Spiegò in un’intervista: «Non amo partecipare alle gazzarre del dopo gara negli spogliatoi, sia se si è vinto, sia se è andata male». 

Mai lasciare lo stadio prima della fine

Ieri, al Rigamonti, molti in tribuna teatralmente hanno imitato tali illustri predecessori, quando il Frosinone ha segnato il gol del 2-1 all’88’. Più che una fuga strategica per evitare resse (quelle ci sono in serie A…) è sembrato un segnale di sfiducia, se non di resa, da parte di chi evidentemente ignora le proverbiali risorse delle rondinelle. Il boato del pari deve averli raggiunti quando non avevano ancora varcato i cancelli di uscita, vista la rapidità dell’azione. E con la stessa velocità sono cambiati i giudizi sul web. Da «Ridicoli, andate tutti a casa», si è passati al «Non ci ammazza nessuno» nell’arco di pochissimi secondi. Il tifo è una fede inspiegabile, ancora di più per i tifosi del Brescia che in casa si stano divertendo poco o nulla. La loro squadra amata si sta comportando come quella donna che ti si concede solo se la porti lontano dalle quattro mura domestiche: Ascoli, Ferrara, Parma, Vicenza non fa differenza, basta che sia fuori. In casa, invece, è sempre spettinata e nervosa. Ma chi ama davvero sa aspettare fino all’ultimo, anche se alla fine strappa solo il bacino di un pareggio.

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