Calcio

Il Brescia sale sull’ottovolante: una missione, tante incognite

Sabato al via lo sprint finale a caccia almeno dei play out in un clima di incertezza con Cellino molto distante
La delusione di Dimitri Bisoli dopo la sconfitta con il Genoa - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
La delusione di Dimitri Bisoli dopo la sconfitta con il Genoa - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Giù la testa. Se ormai è tardi e il tempo giusto per farlo è già volato via, lo scopriremo molto presto. Nel frattempo però, è a testa bassa contro tutto e tutti - soprattutto, purtroppo, contro sé stesso - che il Brescia è chiamato a combattere nei confronti di destino che è stato fatto di tutto e di più per rendere avverso. Perdipiù in una delle stagioni di serie B dai valori più mediocri di sempre.

Perdipiù nella stagione in cui i pianeti pallonari nostrani, con FeralpiSalò e Lumezzane impegnate in un fantastico volo altissimo, paiono essersi allineati per sottolineare ulteriormente la situazione di disarmo totale del Brescia. Con a corredo tanti di quei punti di domanda, tante di quelle incognite a costellare il futuro, da mettersi le mani dei capelli: perché qui siamo oltre a un già di per sé indigeribile spettro retrocessione. Sono le prospettive, ancor più di un possibile amaro epilogo, a mettere i brividi. È il limbo. È il non sapere dentro un tempo sospeso che inevitabilmente dà linfa e spinta a voci da bar di ogni tipo.

Incognita Cellino

Cosa intende fare un Massimo Cellino sempre più disconnesso da quella che è una realtà che d’improvviso, da zero a cento, ha iniziato a rigettarlo? Ma d’altronde, anche lui è ormai lontano dalle lunghezze d’onda di Brescia e del Brescia. Ne è distante, ora, anche fisicamente. E gli esperti di cose celliniane bollano come innaturale la sua partenza per gli Stati Uniti. Vero che il viaggio in un Paese che per il presidente del Brescia è casa era stato pianificato da tempo. Ma alla luce della situazione che si è venuta a creare il «vero Cellino» (che già stava bazzicando molto poco la gente e aveva rarefatto le sue presenze anche a Torbole dopo un paio di settimane di presenze costanti), dice chi lo conosce bene, non si sarebbe mai allontanato.

Nel frattempo alla catena di comando non è stato posto nessun uomo forte (anche questo, come un attaccante di peso, inutilmente invocato), né ad alcuno sono stati trasferiti pieni poteri.

Cellino si fa naturalmente vivo al telefono, riceve aggiornamenti costanti, ha dialogo con Gastaldello, tiene le redini via Whatsapp, ma la vita del Brescia ora come ora sembra consistere solo in una quotidianità fatta di ordinaria amministrazione e allenamenti della prima squadra. Stop. È una specie di bolla. Quali siano i pensieri di fondo e a sfondo, quali siano le riflessioni, quali tipi di piano ci siano - se ci sono - in base al risultato sportivo, se un passaggio di mano è ipotizzabile a prescindere dalla categoria e a quali condizioni, è tutto un mistero. La sola certezza è che anche Cellino dà l’idea di non poterne più e prende a sua volta, in un certo senso, le distanze. Come quando ci si rende conto che una storia è finita, ma uscirne non è semplice o automatico.

Per vendere, eventualmente, ci vuole chi compra e comunque le condizioni le fa chi vende. Pensieri che nel Brescia non hanno una voce (e quando ce l’hanno è quella di Perinetti che rilascia interviste a destra e a manca, ma esprimendosi quasi fosse un esterno) e che per questo inquietano. Ma tant’è e con questa situazione bisogna fare i conti un giorno dopo l’altro.

La caccia ai play out

Se c’è ancora qualcosa da fare, se vale ancora la pena di credere in qualcosa - che può realisticamente essere niente più che la caccia a un posto play out - Bisoli e compagni dovranno comunicarcelo già sabato, ad Ascoli. Nel pomeriggio in cui ci sarà la salita sull’ottovolante: 8 partite che il Brescia deve affrontare proprio come se si trovasse su una giostra per cuori forti al completamento del cui giro, va acchiappata la «codina» della missione. Otto partite che rappresentano altrettante possibilità. Otto partite, otto «comandamenti» da osservare per spostare l’asticella della speranza più in là.

Che fare, tra cose concrete e concettuali? 1) Lottare per l’onore 2) Chiudere la porta 3) Ritrovare la via del gol 4) Puntare solo su chi ci crede 5) Non avere paura di osare 6) Focalizzarsi su un calendario non impossibile 7) Crederci 8) E crederci.

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