Calcio

Il Brescia e la pareggite: con Gastaldello il segno «X» è il più gettonato

In 21 panchine da capo allenatore il 52% di pareggi: in tutto 11, sei dei quali ottenuti dovendo rimontare
L'allenatore del Brescia, Daniele Gastaldello, durante il match con la Feralpisalò - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
L'allenatore del Brescia, Daniele Gastaldello, durante il match con la Feralpisalò - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Dicesi pareggite: «Tendenza di una squadra di calcio a pareggiare un gran numero di gare, vista scherzosamente come una specie di malattia». Così la Treccani definisce il neologismo legato al calcio, tra il serio e il faceto. E quel «scherzosamente» lo sta ad indicare. Quindi, Daniele Gastaldello stia tranquillo: di malattia vera non si tratta. Ma i numeri, che classificano tutto, parlano chiaro: su 21 partite da capo allenatore alla guida delle rondinelle, il tecnico padovano ha uno score di 5 vittorie, 5 sconfitte e ben 11 divisioni della posta. Tradotto: il 52% dei match giocati sono finiti in parità, senza considerare i 3 pari su 4 partite da «traghettatore».

Di quelle ventun gare, quindici appartengono alla scorsa stagione: tredici di campionato più le due (tragiche) dei play out disputate alla fine della regular season con il Cosenza. Le ulteriori sei sono quelle fin qui giocate nell’annata corrente seppur siano partite dalla quarta con il Brescia entrato (al pari del Lecco) in corsa per i fatti estivi legati alla riammissione in cadetteria. Ebbene, 7 pareggi (consideriamo il return match con i rossoblu calabresi al Rigamonti dal 1 giugno scorso finito 1-1, seppur l’invasione nei secondi finali abbia poi portato lo 0-3 sul tabellino) sono quindi riferiti all’anno scorso già andato in archivio in un cassetto chiuso a doppia mandata, mentre quattro sono quelli, consecutivi e con serie aperta, relativi all’attualità.

Quanti segni «X»... di rincorsa

 E analizzando i numeri, degli otto su undici pari ottenuti segnando e, chiaramente, subendo gol, ben sei sono stati quelli in cui il Brescia ha dovuto rincorrere l’avversaria di turno, riuscendo a rimediare allo svantaggio: Bisoli col Cagliari riprese il rigore di Lapadula, Van de Looi a Venezia l’allungo di Pohjanpalo, Ayé e Olzer riagguantarono due volte Maistro al Mazza con la Spal così come Rodriguez e Ayé recuperarono il doppio svantaggio firmato Brunori e Tutino a Palermo. Recenti le remuntade con l’Ascoli e con la Feralpi firmate entrambe nel finale da Moncini. Solo due volte, con Pisa e Cosenza al Rigamonti, il pari fu subìto in rimonta.

Missione tre punti

Chiaro, non tutti i pareggi hanno avuto lo stesso sapore e la stessa importanza: in primis, il bicchiere è sempre visto mezzo pieno nei casi di scampato pericolo, non così quando l’urlo della vittoria è rimasto strozzato in gola. E dell’enorme valore del pari a Palermo nell’ultima giornata del maggio scorso, non c’è bisogno di quantificare perché basta il fatto d’essere ancora in una serie B che senza quei play out, seppur persi, avremmo salutato.

Semmai, quelli che lasciano più rammarichi sono gli ultimi in ordine cronologico: se col Venezia, considerato il valore dei lagunari, il punto è stato un ottimo punto, quelli con Spezia (0-0 in una partita rinunciataria sotto l’aspetto offensivo), Ascoli e Feralpi (regalati due primi tempi), seppur in rimonta, hanno fatto storcere il naso. Urge, quanto prima, ritrovare quei tre punti che darebbero senso compiuto, e maggior valore, a quelle X. Senza peccare di presunzione. Ma per guarire da quella finta malattia della pareggite.

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