Il Brescia cerca lo slancio anche attraverso gli scontenti

Un sogno che sogni da solo è solo un sogno, ma un sogno che sogni con qualcuno è realtà. Ed Eugenio Corini, il sogno di condurre per mano il Brescia che ha appena ereditato dentro una missione impossibile, ha assoluta necessità di condividerlo non solo con qualcuno, ma con tutti. Arrivando a una piazza fin qui fredda tendente al gelido e rimasta pressoché insensibile anche durante i tanti «up» di stagione, ma partendo soprattutto da dentro con la necessità di ri-coinvolgere la rosa al 100%.
Come del resto si verifica a ogni cambio in panchina, le gerarchie precostituite se non si azzerano, subiscono perlomeno un forte scossone. E in gioco tornano anche gli scontenti, ovvero coloro che erano nei fatti tagliati fuori dal precedente progetto tecnico - e che vedono quindi l’occasione per farsi delle credenziali nuovi di zecca.
Per contro, se c’è chi può rilanciarsi e ritagliarsi un finale di stagione da protagonista insperato, c’è chi al rovescio vede intaccata la posizione acquisita: sono due facce di una stessa medaglia che lanciata in aria non può che produrre un fervore nuovo nella quotidianità tra chi lavora «a difesa» di quanto costruito e chi va «all’attacco» di uno spazio da ritagliarsi. Si rialza insomma il livello di competitività.
Le situazioni
Tra gli scontenti, due nomi forti sono a centrocampo. C’è Tom Van de Looi che con Inzaghi era lentamente scivolato ai margini fino a vedersi di fatto prendere il posto davanti alla difesa da Dimitri Bisoli: monumentale per abnegazione, a tratti commovente, ma certo l’antitesi del play.
Non è un mistero che il tecnico piacentino avrebbe voluto un nuovo vertice basso dal mercato e se anche è vero che Van de Looi non ha mai «spaccato», è altrettanto vero che la mancanza di fiducia nei suoi confronti è stata via via sempre più palese. Il ritorno in scena che gli si prospetta con Corini, sarà l’occasione anche per scoprire se su di lui aveva ragione Inzaghi o se invece vale la pena di lavorarci su.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
A centrocampo, c’è anche Valon Behrami ad attendere la sua occasione. Per infortunio il 37 enne svizzero ha saltato qualcosa come 5 partite e che dal rientro ha fatto panchina nelle ultime 5. Ci sono state circostanze in cui un suo impiego, da fuori, sarebbe parso appropriato vista la scelta di Inzaghi di gestire i risultati che stavano maturando: a esempio nel finale a Cremona sullo 0-0 oppure contro il Benevento sul 2-1. L’esperienza di Behrami, per provare a mettere palla in ghiaccio pareva funzionale, solo che i timori sulla sua condizione (non gioca dal 5 dicembre, 59’ nel Genoa contro la Juventus) hanno sempre preso il sopravvento: la verità poi è che tra Valon - arrivato anche con prospettive dirigenziali - e Inzaghi la scintilla non è mai scoccata per davvero.
Ora Corini pare invece «vedere» Behrami nel nuovo disegno che ha in mente: lo scopriremo presto. Tra chi cerca una nuova dimensione, anche Filip Jagiello che è tra coloro dai quali indubbiamente ci si aspettava qualcosa di più: la non definizione del ruolo - è stato impiegato come mezz’ala, come trequartista, come esterno - non lo ha aiutato né in termini di fiducia e rendimento.
Tra chi cercherà di guardare con più continuità un pezzetto di cielo, anche Florian Ayé e Riad Bajic le cui caratteristiche non si sposavano troppo con la strada intrapresa da Inzaghi e il loro «intristimento» è diventato progressivo e poi di conseguenza anche causa della loro esclusioni. E non può mancare nemmeno un pensiero su Spalek. Può iniziare ora una storia nuova per molti: si è ripartiti da zero, ma le chiacchiere stanno a zero. Per conquistare bisogna pedalare.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
