Calcio

I 60 anni di Bonometti: «Brescia è il mio orgoglio»

Compie gli anni lo storico capitano: da bresciano ha sposato il biancoblù dagli Anni 70 a metà dei 90
Stefano Bonometti, ex giocatore e capitano del Brescia - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Stefano Bonometti, ex giocatore e capitano del Brescia - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
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Biancoblù dal 1978 al 1996, con l’unica parentesi della stagione 1989-1990 all’Ancona. Stefano Bonometti, una vita per il Brescia. Tra i capitani più iconici degli ultimi tempi, l’ex centrocampista (o difensore) compie oggi, giovedì 30 dicembre, sessant’anni. «Senza rimpianti, e felice». Sia per la carriera da giocatore, sia per il presente, che lo vede impegnato al Prevalle, nella gestione dei giovani.

«Aver giovato sempre per la squadra della mia città è un onore e un piacere. Certo, ogni tanto penso a come sarebbe potuta andare se avessi provato qualche altra esperienza», racconta.

Una, in realtà, l’ha fatta. Ceduto all’Ancona, venne ricomprato la stagione successiva. Come andò?

«Lasciai un Brescia traballante dal punto di vista economico. C’era bisogno di sfoltire. Poi arrivò Gino Corioni e mi rivolle in città».

Tra gli highlights della carriera, si ricorda una doppietta su rigore alla Fiorentina di Batistuta, in serie B. Era il 20 febbraio 1994. Il «leggendario» Arena di Erocolano assegnò ben tre penalty alle rondinelle, che vinsero 3-1. Altri momenti da ricordare?

«Di sicuro la vittoria della Coppa Anglo-Italiana. Altre due reti segnate in una partita, in C con Pasinato, a Ferrara contro la Spal (28 settembre 1984, ndr). La scalata proprio con Pasinato (peccato poi che si sia cambiato troppo, e il Brescia non sia rimasto in serie A) e gli anni con Lucescu corrispondono con le memorie più dolci».

Il Brescia ha vissuto l’epoca migliore poco dopo il suo addio, dal 2000 al 2004, con Baggio. Per ragioni fondamentalmente anagrafiche non ha potuto vivere quella fase. Ha mai immaginato «come sarebbe stato, se...»?

«Non sono stato compagno di squadra di Baggio e Guardiola. Ma di Hagi sì. Certamente avrei voluto che la mia Leonessa fosse rimasta in serie A per più di un anno. Ma quelli erano periodi di alti e bassi costanti». 

Il presente come è?

«Tranquillo e sereno. Ho tre figli, sono nonno e non ho rimpianti. La salute mi assiste, cosa che di questi tempi non è poi così scontata». 

Il desiderio da esprimere nel soffiare queste 60 candeline?

«Poter rifare quest’intervista tra trent’anni, per il novantesimo compleanno».

Che ne pensa delle rondinelle di oggi?

«La squadra potrebbe essere più consistente. Sono preoccupato dell’andamento in casa. E poi vedo 4-5 formazioni che possono puntare alla promozione diretta. Senza inveritre il trend non sarà facile».    

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