Flavio come un tifone: assist, gol e il Perugia va ancora in Bianchi

Il quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol, il quarto d’ora (minuto più, minuto meno) con cui Flavio Bianchi stende il Perugia. D’abitudine, ormai. Perché l’accoppiata gol-assist al Grifone non è una novità di ieri. L’attaccante aveva fatto altrettanto lo scorso 1° marzo, sempre contro gli umbri, sempre entrando nel finale.
La prima volta l’ingresso fu a 10 minuti dal novantesimo. Sessanta secondi dopo, il gol (1-1). A sei minuti dalla fine l’assist per Palacio (2-1). Ieri, dentro all’avvio del secondo tempo supplementare, ha impiegato un minuto per confezionare l’assist per il 2-2 di Ayé. Il gol della vittoria è arrivato a due giri di lancetta dal fatidico 120’.
Se i minuti del baby attaccante resuscita-Brescia sono stati pochi e dolcissimi, non augureremmo al peggior nemico di provare ciò che deve aver provato Florian Ayé tra il 102’ e il 107’. Sul finire del primo supplementare, il francese ha infatti perso malamente una palla che ha innescato l’azione conclusa da Matos con la stoccata del 2-1. Lì, per il Brescia, era game over. E non c’è bisogno di pensare quadrimensionalmente o di possedere la DeLorean di Doc Emmett Brown per rivedere come un film quanto accaduto a Monza a Pasquetta: stesso errore, mortifera staffilata di Machin, poi parzialmente «sanata» dal blitz di Bisoli. La gara di quella sera rappresentava uno snodo fondamentale per un Brescia che credeva ancora, parecchio, nella serie A diretta. Ieri, la stoccata di Matos suggeriva addirittura vacanze anticipate.
Sollievo
Ecco, in una stagione già incredibilmente tribolata dal punto di vista delle prestazioni personali, il senso di colpa per aver contribuito a far finire tutto era l’ultima cosa di cui Ayé aveva bisogno. A fine gara, il parigino ammetterà candidamente che il merito del 2-2 è da attribuire principalmente a Bianchi («mi ha servito un pallone che ho dovuto solo spingere dentro»). Per «Flo», si tratta di una rete «storica». La prima al Rigamonti con il pubblico, la prima donata a Corini, che lo aveva già allenato in serie A. In mezzo, i 16 centri nel campionato «a porte chiuse», la maggior parte dei quali avevano fatto esultare Clotet. C’è tanto di Bianchi anche nel dopogara.

Il baby arrivato dal Genoa è seduto in sala stampa accanto ad Ayé mentre al microfono c’è Corini. «Dai, vieni Flo», si rivolge al compagno di reparto, taciturno e timido, quando arriva il loro turno di parlare. E proprio Flavio difende più o meno direttamente il francese, quando afferma che «prima di tutto siamo esseri umani», e che qualche volta l’impatto sulle gare può essere devastante e altre molto più difficile, «magari quando si ricevono critiche». La serata è stata estenuante. I due non sono molto loquaci. Ma in un quarto d’ora di celebrità, attraversando cinque minuti d’inferno, o più semplicemente sfruttando il tempo che avranno a disposizione, entrambi hanno ancora chance per parlare nella lingua che preferiscono. Quella del gol.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
