Calcio

Di rigore e cattiva, la vittoria del Brescia a Crotone è storia

Tramoni regala tre punti allo Scida dove non erano mai arrivati: nono successo esterno come nel 2014
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IL BRESCIA E' SECONDO
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Liberatoria. Da record. Stupendamente storica. Brutta e sporca, anche cattiva. Di rigore. Ogni aggettivo e definizione di sorta sono buoni: quel che conta è che stiamo parlando di una vittoria del Brescia. Che serve per un sacco di motivi: intanto, per ritornare a issarsi - in un mercoledì che ha detto bene anche sugli altri campi - al secondo posto in classifica in condominio col Lecce e di nuovo a un punto dalla vetta. Esattamente quel che ci voleva.

Il significato della vittoria

Tre punti santi e benedetti che hanno anche un contorno gustoso: spezzato il tabù dello Scida dove il Brescia non era mai stato da tre punti fino a ieri e soprattutto nona vittoria esterna in stagione. Che significa aver eguagliato la serie delle rondinelle del 2014. Questo è un di più, non è quel che conta adesso: ma è un fatto che va sottolineato e festeggiato. Tutto ciò dopo una partita, ironia della sorte, portata via con un calcio di rigore concesso per un fallo di mano di Cuomo su sponda di petto del soldato Moreo. Una dinamica, quella del movimento del difensore del Crotone, che è stata la fotocopia della movenza di Ba all’ultimo secondo della sfida con l’Alessandria: solo che stavolta Volpi non ha avuto dubbi nel fare quel che andava fatto, ovvero fischiare la battuta dagli 11 metri.

I tre punti di Crotone sono fondamentali per la classifica
I tre punti di Crotone sono fondamentali per la classifica

L'analisi

E così, il «maltolto» è stato restituito. Correva il minuto 35’ quando imparavamo a conoscere anche come rigorista Mattéo Tramoni: giocatore tutto fuoco che ci ha insegnato pure la chirurgica freddezza. Spiazzante, proprio come ha spiazzato Saro col suo piatto destro. È stata la «giocata» da fermo di colui che senza ombra di dubbio - un concentrato di gamba, qualità e persino furbizia - è stato il mattatore della serata crotonese, a decidere una partita che ha segnato il ritorno alla vittoria della squadra di Inzaghi dopo un mese che non accadeva: non si poteva sbagliare e il Brescia non ha sbagliato. C’era in qualche modo l’obbligo, ma anche l’urgenza e quindi la pressione dei tre punti: per questo il successo è stato liberatorio.

Mattéo Tramoni festeggia dopo il goal - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Mattéo Tramoni festeggia dopo il goal - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

Le occasioni

Un po’ come poi lo è stato il triplice fischio perché nonostante un dominio «silenzioso» della partita, il Brescia ha avuto il torto di non riuscire a chiuderla concedendosi un finale con qualche brivido di troppo: buon per gli Inzaghi’s che la squadra di Modesto negli ultimi 16 metri sia davvero inconsistente. Diciamo anche che le vere emozioni della partita, rigore a parte, siano state tutte racchiuse agli sgoccioli tra la pressione della squadra di casa - lanci lunghi di Golemic a cercare di mandare in tilt il centrocampo delle rondinelle - e i mancati colpi del ko da parte del Brescia nel recupero (a sua volta tante azioni pericolose non le ha sapute trasformare in qualcosa di più concreto) con Bertagnoli a perdere l’attimo prima di scoccare la botta favorita da una mega giocata di Palacio e poi con lo stesso «Don Rodrigo» a farsi neutralizzare col destro da Saro. Sono state queste le occasioni più nitide (insieme a un colpo di testa di Proia) di una gara nella quale il Crotone ha provato a impensierire il Brescia nel primo tempo, molto tattico, usando l’arma del palleggio (tanto, buono, ma estremamente sterile) e nel secondo tempo provandoci in contropiede.

I duelli 

È stata anche gara ruvida e piena di duelli fisici e uomo contro uomo che Inzaghi (all’inizio molto nervoso, ha rimediato la quarta ammonizione: occhio) ha scelto di giocarsi alla sua maniera, quella nella quale a questo punto meglio si ritrova: con una punta sola, Moreo, accompagnato da Léris e Tramoni sostenuti da un centrocampo senza geometrie, ma con tanti muscoli. In mezzo, sfida vinta. Ciò che conta. Non è uscito, va detto, un bel Brescia, quindi per lo spettacolo, ripassare un’altra volta. Però, è stato la cosa più importante di tutto: un Brescia efficace e intenso, capace di accettare la durezza della gara e adattarvisi attimo per attimo con buona capacità di lettura dei momenti. In fondo, a rivedere gli highlits nella testa, non hanno nemmeno concretamente sofferto così tanto le rondinelle che negli ultimi 15’ si sono messe 3-5-2: agli atti va infatti che Joronen non ha dovuto compiere nemmeno una parata. E pure questo qualcosa deve significare. Partite così, a un certo momento, soprattutto in questo momento, vanno vinte e basta. Per togliersi un peso, per guardare in alto. Di rigore. E di storia. Ci piace.

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