Calcio

Dallamano: «Maran è pratico, Possanzini vuole il possesso»

L’ex rondinella si proietta alla sfida tra Mantova e Brescia soffermandosi sui due tecnici: «Persone pacate, trasmettono empatia alle persone con cui hanno a che fare»
Dallamano insieme a Possanzini quando entrambi vestivano la maglia del Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Dallamano insieme a Possanzini quando entrambi vestivano la maglia del Brescia - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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Il tecnico e il compagno di squadra. Con entrambi, un ottimo rapporto. Simone Dallamano, ex rondinella, parla di Mantova-Brescia, ma, soprattutto, di Maran-Possanzini.

Quali le analogie, e quali le differenze tra i due?

«Di certo stiamo parlando di due persone pacate. Non intendo “molli”. Tutt’altro. Sono sicuramente due uomini equilibrati e poco inclini a facili entusiasmi. Hanno entrambi un atteggiamento e un modo di parlare molto tranquilli. Un lato personale che poi, chiaramente, cambia un po’ quando fanno il loro mestiere, cioè l’allenatore. Lì emerge qualche differenza. Ma vedo più analogie: forse quella più evidente è l’empatia che sanno trasmettere alle persone con cui hanno a che fare».

E come idee calcistiche?

«Diciamo che Maran è più “pratico” rispetto a Possanzini. Almeno, così mi pareva ai tempi in cui ci allenava. È tuttavia passato del tempo, e adesso sarà ulteriormente cresciuto. Propone comunque un gioco più semplice, anche se gli piace il fraseggio. Ecco, direi che ha un gioco più verticale. Davide ama la costruzione dal basso e non ammette licenze. Cerca il possesso palla dall’inizio dell’azione».

Su cosa si basa la forza del Mantova e su cosa quella del Brescia?

«I virgiliani iniziano spesso con il 4-2-3-1, ma i dettami sono un po’ quelli del 4-3-3, con il gioco portato sugli esterni d’attacco, le armi migliori del Mantova. Il Brescia è una squadra che quando gioca su ritmi alti è pericolosa per tutti. È invece vulnerabile quando va sotto ritmo. Ma se resta sul pezzo, diventa una squadra compatta e solida».

Cosa rivede del Possanzini calciatore nel Possanzini allenatore?

«Per come giocava, era già un allenatore in campo. Era intelligente ed esigente, faceva giocare bene chi gli giocava vicino. E questa intelligenza calcistica l’ha saputa trasmettere ai suoi ragazzi».

Come ricorda il Maran uomo?

«Non è solo un bravo allenatore, ma è anche una brava persona. È corretto. Nel mondo del calcio non è frequente».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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