Brescia, solito caos: Vecchi tentenna e salta, così il dopo Gastaldello è una panchina sospesa

Niente è come sembra, niente è come appare perché niente è reale (cit. Franco Battiato). Non lo è nel mondo parallelo chiamato Brescia. Un mondo nel quale non è stata definitiva nemmeno una retrocessione che abbiamo visto maturare con i nostri occhi giornata dopo giornata, figuriamoci se si poteva mettere la mano sul fuoco sul nome di un allenatore lasciato Papa a ridosso della mezzanottedi giovedì e ritrovato addirittura «spretato» all’ora di pranzo del venerdì.
Così è anche se non ci pare: al nuovo cinema Brescia stavolta in prima visione danno «la panchina sospesa». Il dopo Daniele Gastaldello non c’è. Semmai c’è un traghettatore che si chiama Luca Belingheri, l’allenatore della Primavera che domani contro la Cremonese si farà un giro di valzer in serie B munito di deroga per poterlo fare. E a questo (non) punto va persino considerate una chance per lui. Il (non) punto è che Stefano Vecchi, una scelta apparsa per la verità da subito molto particolare e strana - piena di punti di domanda - è stato niente più che un «vedo non vedo». Una specie di abbaglio che si è esaurito in un concorso di colpe di brutte figure.
La ricostruzione
È successo che giovedì il tecnico esonerato dalla FeralpiSalò aveva col Brescia trovato un accordo, che lo avrebbe legato anche per il 2025, sulla scorta di un ingaggio (in riferimento all’intera annualità) di 150.000 euro più un premio di 20.000 euro in caso di play off. Un «pareggio» di massima rispetto alle condizioni delle quali godeva a Salò dove l’ingaggio era appena più basso e il premio (in quel caso riferito alla salvezza) appena più alto.
Tecnico e Brescia erano al lavoro anche per formare uno staff con Alessandro Ciullini preparatore atletico designato e Omar Danesi possibile vice. A Vecchi mancava solo di chiudere il suo rapporto con la FeralpiSalò. Intorno alle 12 ecco la notizia, trapelata da ambienti del club gardesano, in base alla quale l’accordo di uscita era stato trovato e che a Vecchi era stata inviata la documentazione da restituire firmata. Vistati i documenti però all’allenatore non tornavano alcuni conteggi su quanto ritenuto di sua spettanza e il nero su bianco non c’è stato.
A quel punto il Brescia si è spazientito leggendo nella contrattazione prolungata dell’allenatore per cifre - dall’ottica di via Solferino - non paragonabili all’occasione di lusso, in rapporto al suo modesto curriculum di B, che gli si prospettava - una non convinzione di Vecchi. Da lì la decisione di dargli un ultimatum al quale il tecnico ha risposto con un «non me la sento di lasciare nulla sul piatto». E il Brescia ha così chiuso subito ogni discorso «per una questione di principio». Così come «per una questione di principio» Vecchi ha ritenuto di non regalare nulla alla FeralpiSalò. Resta comunque un’ammaccatura in più nell’immagine del Brescia. Un’immagine delegittimata dai tanti e troppi rifiuti, sotto qualsiasi forma essi siano avvenuti, subiti dal club che non possono una volta di più richiamare a riflessioni. Ma ci sarà tempo - quando ci sarà un vero epilogo - per i commenti a una cronaca che d’altronde si commenta da sola e che altro non è che una ripetizione di storie già viste e vissute dentro la vasta letteratura della cellinate.
Possibilità
Adesso c’è, oltre che preoccupazione, un’urgenza: quella di dare un nuovo occupante alla panchina del Brescia. Ieri la ricerca del nuovo volto è stata sostanzialmente sospesa e se ne riparlerà dopo la partita di domani contro la Cremonese che arriva dopo 4 ko di fila e un classifica che potrebbe vedere il Brescia risucchiato nella zona play out.
Una gara delicatissima, che matura in un contesto e in un clima borderline. Sfinente e sfinito. Ovvero sul filo di tutto dentro il solito azzardo massimo. O azzardo Massimo. Ma già ieri mattina chi ha vissuto la trattativa per Vecchi sul quale la scelta era ricaduta dopo un «ballottaggio» con Lucarelli (ormai vicino al Catania), aveva iniziato a odorare puzza di bruciato. Un po’ anche perché Cellino, al di là delle noizie contrastanti che filtravano dall’entourage di Vecchi, aveva manifestato un forte turbamento, se non anche un ripensamento, circa l’esonero di Gastaldello.
Il fatto che il presidente del Brescia abbia deciso per la svolta senza avere un nome pronto la dice lunga: la decisione era nell’aria, eppure è stata figlia di un impulso. Tanto da arrivare a sottovalutare di brutto le difficoltà nel reperire un sostituto in un quadro che vede il lotto degli allenatori che possano accettare la roulette russa del rapporto con Cellino è sempre più scarno. A ogni modo, i suoi sentimenti per il tecnico veneto, Cellino li ha poi espressi nel comunicato di esonero pieno di inusuali parole al miele. Così al miele, che qualcuno ci ha voluto leggere anche una prossima richiamata, nel solco della tradizione di casa, di Gastaldello. Il cui nome resterà sempre almeno sullo sfondo. Ma come può andare a finire? Il club è andato nella direzione di una pausa nella ricerca forsennata di un tecnico per quanto i sondaggi continuino. Ricontattato il tecnico esonerato dal Bari Michele Mignani. Oggi è un altro giorno: si vedrà. Che cosa, è un rebus che solo Cellino può risolvere.
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