Brescia, situazione in stallo: Clotet per il momento resta in panchina

Torbole Casaglia più che mai, oggi, sarà l’ombelico del mondo Brescia. Nel pomeriggio la ripresa degli allenamenti mentre in mattinata, alle 10, ci sarà l’udienza preliminare sull’inchiesta in merito alla compravendita dell’area sulla quale sorge il centro sportivo. Dove nel pomeriggio Massimo Cellino potrebbe decidere di essere presente. Dunque? La situazione è di stallo. Uno stallo grave tanto quanto lo è una situazione divenuta insostenibile al di fuori di ogni opinione: il Brescia, più che un punto sopra i play out, è a due punti dalla zona retrocessione diretta.
Sabato a Perugia si giocherà per evitarla, ma certo non si capisce come il Brescia visto anche contro il Como nonostante la rivoluzione tecnica mal riuscita e mal gestista sul campo, possa riuscire a dare una sterzata. In queste condizioni non appare possibile. Sono troppi i problemi: il sacco va rovesciato e non preso per la cima fingendo di non vedere. Per il momento resta tutto come è. E, prima di tutto, Pep Clotet resta al proprio posto.
Rimane da capire però quanto sarà lungo questo momento: le indiscrezioni portano a ricostruire la sensazione di una fiducia a orologeria per il tecnico catalano con Perugia possibile ultima spiaggia. Ma tutto può accadere quando meno ce lo si aspetta.
Il punto
A ogni modo fino a ieri sera il presidente del Brescia - accerchiato da un sentimento sempre più comune e diffuso di malcontento e rabbia - che era rientrato da Londra sabato a tarda ora, non aveva preso in considerazione l’eventualità di un esonero. Non ad alta voce almeno. Dai retrobottega emerge però che riflessioni sono in corso e che se queste riflessioni, prima o dopo Perugia, porteranno all’idea di un cambio, la scelta potrebbe ricadere sul nome del tecnico della Primavera Davide Possanzini. Una richiamata di Aglietti viene invece data a pochissimo.
Comunque sia, non risulta che nessuno dei due sia stato, non direttamente almeno, contattato. Ma se oggi Cellino prenderà davvero la strada per Torbole, sarà per cercare di annusare l’aria e capire se quanto gli è stato riferito dai suoi consiglieri più stretti sulle problematiche più gravi e risultate palesi nello scollamento squadra-allenatore in occasione della partita contro il Como, in cui si è rasentato il livello zero tra prestazione e anima, siano vere.
C’è un conflitto - per quanto si consumi esclusivamente sul piano della freddezza reciproca e non sul piano di «ribellioni» - e non può essere ignorato. Quello dell’allenatore, richiamato dopo due partite non per ragioni tecniche (non può essere così dato che Cellino e Clotet non si sono ancora mai parlati e pertanto non hanno chiarito i temi e le posizioni che avevano portato al primo esonero), ma solo per mettere Clotet davanti a responsabilità che ovviamente sono anche sue, è un tema. Ma non è l’unico. Perché si inserisce in un quadro compromesso da rapporti interni molto difficili tra tutti e senza il coordinamento di una figura tecnica sportiva forte in grado di fare da collettore.
Anche per questo motivo, dentro uno stato di confusione non compatibile con una società di un certo livello e che si chiama pur sempre Brescia, sono deflagrate situazioni da troppo tempo borderline con i panni che non si lavano più in famiglia, ma che vengono ormai esposti al sole. Come il caso della cattiva gestione dell’infortunio di Cistana. Come il caso Bisoli. La sensazione è che Cellino e Clotet si stiano sfidando in silenzio e a distanza, ma se così è, è ancora più grave e preoccupante. Come lo è il fatto che il referente del presidente sia il vice allenatore Gastaldello. Non c’è nulla in questa situazione generale che abbia un filo logico. E questo filo lo ha perso proprio Cellino. Che dunque è il solo che può ritrovarlo cercando di salvare il salvabile: la responsabilità è sua, per gli altri - perché nessuno si può permettere di sentirsi chiamato fuori e vale per allenatore (se si è scontenti e infelici esiste l’ipotesi dimissioni) e giocatori (se si è scontenti e infelici si può andarsene) - è a cascata.
Capitolo mercato
C’è poi il capitolo mercato con due giorni dai quali non si sa cosa attendersi. Cellino si è fissato su Giuseppe Sibilli che però le sue riserve non le ha ancora sciolte e quanto alla necessità di un difensore centrale, non ci sarebbe l’idea di puntare su un nome forte, bensì su un giocatore esperto ma non di primo piano (magari pescando dalla C) che possa tamponare le urgenze. Mentre in realtà più spessore serve senza se e senza ma. Cosa si può fare per raddrizzare la baracca? Portare più facce nuove possibili, delle vere e proprie pagine bianche. Di solito si dice che una squadra diventa tale quando ha un vissuto comune. Qui invece, dove tutto funziona ormai al contrario, serve una squadra che abbia meno vissuto comune possibile. Solo che il rischio, in un contesto nel quale troppa poca gente sembra capire cosa sia il Brescia, è annacquare un già troppo ipotetico senso di appartenenza. Dunque, com’è? In questo momento un po’ come guidare a fari spenti nella notte.
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