Brescia: Pasini prepara il piano, la Loggia cerca le tutele giuridiche

Avanti tutta. E con la ruspa: ovvero con la voglia e con la forza di rimuovere immediatamente le macerie di un fallimento collettivo. E che ora tutti sono desiderosi di trasformare nella grande occasione: quella che fino a qui nessuno aveva mai saputo o voluto cogliere.
«Il Brescia siamo noi»: non solo come un’affermazione da tifosi, ma ora come grido di battaglia di una comunità a ogni livello. Finalmente. Cosa ne uscirà è ancora molto presto e prematuro per capirlo, ma di certo c’è che la rotta sul futuro, con lo sdoganamento di Giuseppe Pasini in qualità di capofila di un progetto decisamente molto ambizioso – trasformare la FeralpiSalò in Brescia – è tracciato.
Gli studi di fattibilità sono stati avviati. I tempi sono molto stretti e occorre velocemente entrare nella fase due, quella dell’operatività alla quale occorrerà farsi trovare pronti non appena anche ufficialmente il Brescia calcio verrà dichiarato morto. Non ci sarà nemmeno modo di asciugare le ultime lacrime: bisogna partire a razzo.
Lunedì Pasini si è messo a disposizione per guidare la rinascita del Brescia a mezzo della sua creatura gardesana: non si tratterà di replicare la realtà salodiana in città soltanto cambiando nome e colori, ma di provare a dar vita a una cordata.

Interlocutore
I primi riscontri dal mondo dell’industria e dell’imprenditoria, sarebbero positivi. Ne ha raccolti anche Emilio Del Bono, che politicamente grava su Milano in qualità di vice presidente del Consiglio regionale, ma che è comunque sempre attivo anche nelle dinamiche locali. In particolare, l’ex primo cittadino è stato coinvolto nella partita in qualità di «grande saggio». Sostanzialmente proverà a essere per Laura Castelletti, ciò che per lui fu il compianto Aldo Rebecchi: un collante tra le istituzioni locali e gli alti rappresentanti del tessuto produttivo del quale è profondo conoscitore. Tutti insieme, si cercherà di far convergere esigenze, aspettative, necessità e volontà. Si prova ad accelerare.
In questi giorni Pasini è impegnato per lavoro in Germania, ma troverà il tempo per iniziare a disegnare qualcosa in più del perimetro del progetto che ha in testa. «Non voglio essere solo, mi aspetto garanzie e solidarietà» è il succo di quanto detto lunedì alla sindaca Castelletti. La sua idea-proposta la sottoporrà alla prima cittadina in un incontro che si terrà la prossima settimana. E servirà poi per poter essere più precisi nella ricerca di altri investitori e/o sostenitori a vario titolo. Va già data per scontata la partecipazione di Daniele Scuola: non sarà azionista, ma ancora sponsor e probabilmente di nuovo di maglia.
Mentre (si lavora e) si prepara il piano a livello «teorico», si resta in allerta rispetto a eventuali mosse e contromosse di Massimo Cellino: si lavora per mettersi al riparo da qualsiasi brutta sorpresa.
Far rinascere il Brescia dalle credenziali sportive della FeralpiSalò, al di là del vantaggio di poter ripartire da una categoria professionistica, consentirebbe di abbandonare in toto la «scatola giuridica» del vecchio Brescia. E anche se romanticamente fa molto male, vorrebbe dire evitare brutte sorprese che con Cellino possono sempre essere dietro l’angolo, a maggior ragione perché non si sa che cosa abbia in testa con la battaglia che vorrebbe dare alla Figc.
C’è tanto lavoro
Anche per l’avvocatura civica che legge e rilegge i contratti sottoscritti dal Comune con il Brescia calcio nella gestione celliniana. In particolare su quello di concessione dello stadio la cui scadenza naturale sarebbe nel 2028. I primi riscontri, pensando a una revoca senza strascichi, fanno sentire abbastanza sereni.

È prevista la possibilità di revoca «quando risultano non pagate almeno due rate anche non consecutive del canone di locazione previa messa in mora» oppure «per sopravvenuto motivo di pubblico interesse, ovvero di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario non prevedibile al momento della stipula».
Intanto risulterebbe che Cellino non abbia corrisposto al Comune le due rate (semestrali) che fanno il canone annuale (157.500 euro) per questa stagione: avrebbe ricevuto dei solleciti, ma non un’ingiunzione perché la cifra è a ogni modo coperta da una cauzione di 200.000 euro versata nel 2019.
Inoltre, è mutata la situazione di fatto: banalmente non c’è più la squadra della città. Peraltro, nel bando si parlava anche di concessione di utilizzo per una squadra professionistica.
Cellino al Rigamonti aveva apportato delle migliorie, ma sempre nel contratto è scritto che alla scadenza dello stesso queste «resteranno acquisite al patrimonio del Comune senza obbligo di alcun corrispettivo mentre le parti rimovibili dovranno essere rimosse». Contenziosi non sarebbero comunque da escludere, ma, come detto, i primi riscontri fanno sentire padroni della situazione. Ora non resta che provare a cavalcarla.
Attendendo, come detto, le formalità di rito dopo le quali, nella finestra dei primi 15 giorni di luglio, si dovrà procedere a fare la richiesta per il cambio di denominazione (opzioni allo studio, ma «Feralpi» non dovrebbe più comparire) e di sede di gioco.
Idee, intenzioni, possibilità: c’è tutto. Ma a contare saranno la capacità e la rapidità nella messa a terra. Mentre c’è una città che trepida.
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