Brescia, Galazzi fa Lezzerini disfa: col Palermo c’è soltanto un pari
Segnali di vita nel cortile. Ma ancora troppo deboli per trasformarsi in qualcosa di più, tipo una vittoria con l’ultima lontana già un mese. E allora che si fa? Di necessità virtù e ci si accontenta di essere tornati a muovere la classifica prendendosi un brodino scalda stomaco e utile per tenere i play out a 5 punti di distanza.
E guardarsi alle spalle è sempre cosa molto buona e molto giusta in una classifica che continua a essere molto corta e persino contraddittoria come per contro - nonostante il Brescia sia undicesimo - dimostra il solo punto che separa Bisoli e compagni dai play off. Ma che ultima dell’anno è stata al Rigamonti?
Come è andata
Chiaramente un happening per i soliti pochi intimi rinforzati dai 700 da Palermo che si aspettavano i fuochi d’artifici, sono di certo rimasti piuttosto delusi nel ritrovarsi ad assistere a una partita che ha condensato il clou delle emozioni in 120 secondi tra il 5’ e il 7’ della ripresa. Tra il gol di Galazzi ben imbeccato da Ndoj lanciato da Labojko a trovare in contropiede incredibilmente sbottonato un Palermo per il resto cuffia, sciarpa, guanti, calzamaglia e piumino - ovvero copertissimo - e il pareggio di Segre (il Bresica ha protestato per off side, gol convalidato dal Var mentre dalle angolazioni delle tv è difficile capire).
O meglio, il pareggio di un sempre più in crisi Lezzerini uscito piuttosto goffamente sul giocatore rosanero agevolato da una torre di Di Mariano a sua volta perso in marcatura da Huard. E così, mentre dopo il vantaggio per il Brescia non ha nemmeno fatto in tempo a iniziare un’altra partita, il Palermo è in qualche modo riuscito a correggere la propria portando la squadra di Aglietti a un finale in affanno e a tratti pure da incubo: testa annebbiata, corpi sulle ginocchia. Però, stavolta ha retto il fortino dell’anima.
Uno di quei segnali di vita nel cortile di cui sopra. Quell’anima che era finita sulla lista degli assenti tra le gare contro Parma e Pisa annullando così l’attenuante delle assenze tornata dunque applicabile ieri col povero Aglietti che già con pochi allenamenti all’attivo e con già forfait importanti a cui far fronte (Cistana, Adorni e Karacic) s’è ritrovato pure senza Ayé e senza Jallow dunque senza terzini destri di ruolo costringendolo a giocarsi lì la carta del ritrovato (e subito incisivo) capitan Bisoli.
In più, strada facendo, nella ripresa, hanno alzato la mano pure Ndoj e Van de Looi - entrambi indiscutibilmente tra i migliori - costringendo il tecnico toscano a una totale rimescolata delle carte in mezzo al campo utilizzando il poco che aveva con risultati modesti. Perché i cambi - poco dopo il quarto d’ora (dentro Garofalo e l’irriconoscibile Benali con Labojko costretto nel ruolo di play) sono risultati peggiorativi. Andando così a pesare nell’atteggiamento di una squadra già colpita forte nel morale dalla maniera e dalla tempistica del pareggio subìto. C’è stato così persino da patire per un punto che peraltro non fa una piega con lo svolgersi e l’evolversi di una partita che se è finita in calando e soffrendo, per la verità era iniziata con un certo piglio.
Buon approccio
Una volta tanto, dentro il disegno di un equilibrato e di buon senso 4-3-2-1, buono l’approccio con un atteggiamento propositivo. Non a caso il redivivo Galazzi ha dato quasi subito fastidio con una punizione sugli sviluppi della quale Pigliacelli ha salvato in qualche modo e, soprattutto, Bianchi ha avuto una bella occasione su invenzione di Van de Looi. Non grandi cose, ma qualcosa per quanto questo qualcosa sia andato spesso a infrangersi contro il granitico muro del Palermo e dunque, di pari passo, contro la mancanza di qualcuno che sappia saltare l’uomo o di dare più qualità negli ultimi metri: è così che molte opportunità sono rimaste così solo ipotesi.
Nella ripresa, il già descritto botta e risposta decisivo a suonare la sveglia per un Palermo bravo a odorare il riaffiorare delle solite paure e dei vecchi fantasmi del Brescia e provando a cavalcarli.
Brava la squadra di Aglietti - nonostante l’indisponenza massima del signor Marinelli apparso altrove con la testa - a restare tutto sommato fredda e lucida. Con quella freddezza e lucidità che ora serviranno per affrontare un mese di gennaio che si annuncia su tutti i fronti scottante e nel quale, in qualche modo, occorrerà fare mercato perché nessuno corre, ma allo stesso tempo tutti sono in corsa per tutto: bisogna stare molto bene in guardia. Intanto, prendiamo i segnali di vita. Appuntamento al 2023.
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