Brescia, sì o no alle due punte? Borrelli-Moncini non decollano

La domanda torna ciclicamente: Borrelli e Moncini, insieme, possono risolvere i guai in attacco del Brescia? Viene da rispondere di sì, istintivamente: nello scorso campionato, in due, avevano segnato 20 reti, più del 40 per cento di quelle totali in campionato tra stagione regolare e play off (46).
La questione è però molto più intricata di quanto si pensi. La miglior coppia in termini numerici che ha disposizione Maran, per un motivo o per l’altro, non è mai decollata. E il fatto che su di essa incombesse una maledizione lo avevamo già evocato poco dopo l’arrivo in panchina di Bisoli: con Gennaro e Gabriele insieme dall’inizio il Brescia non ha vinto nemmeno una partita.
Lo stesso Pierpaolo accantonò l’esperimento dopo i due pareggi contro Cremonese e Salernitana. Maran non ci ha addirittura mai provato. Spesso per costrizione, perché è accaduto di rado che entrambi stessero bene nello stesso momento. Però evidentemente c’è dell’altro, una lettura tattica che lo spinge verso altre soluzioni.
I pro
Moncini, superato lo scoglio della febbre dopo i due turni di squalifica, sta lavorando sulla condizione. Quella di Borrelli è cresciuta di qualche tacca rispetto alla fine del 2024, e sul piano della continuità fisica è quello che sta meglio tra i due. Insomma, ci avviciniamo a uno scenario raro: entrambi precettabili, contemporaneamente, e in buone condizioni.

L’argomentazione più forte a sostegno della causa di chi li vorrebbe rivedere insieme attiene al potenziale di entrambi: la storia e i numeri raccontano che sono loro gli attaccanti più forti che il Brescia ha in rosa. E dunque, ragionando in astratto, averli l’uno di fianco all’altro dovrebbe aggiungere potenza al motore della squadra. Con loro in campo l’attacco è più fisico, ha un impatto maggiore nei duelli e soprattutto sulle palle alte. Orientano gli sbocchi della manovra sull’esterno, per cercare la stoccata sui cross.
I contro
E qui veniamo ai limiti strutturali della coppia. Da quando è tornato, Maran sta insistendo sul 4-3-3. Anche in questo caso, almeno in parte, per fattori contingenti: Galazzi si è fermato per infortunio, dal mercato è arrivato D’Andrea (un esterno puro) e Nuamah sta meritando la fiducia che ha incassato nelle ultime settimane. Era la soluzione più logica e Rolando la sta perseguendo, con eventuali correzioni di modulo soltanto a gara in corso.
Ora, sulla carta, è di fronte a un bivio: continuare su quella strada o scegliere le due torri dal primo minuto? Al momento la bilancia pende verso la prima. E non soltanto perché, come abbiamo visto, quella soluzione Rolando non l’ha mai adottata. C’è anche un tema di rendimento recente: D’Andrea ha lanciato segnali incoraggianti col Sassuolo, Nuamah è forse l’uomo più in forma tra i giocatori offensivi.

Rinunciare a entrambi in questo momento rischierebbe di essere controproducente, e utilizzarli come esterni alti in un sistema a due punte sarebbe probabilmente un azzardo in termini di equilibri. Specie in una fase in cui il centrocampo, che così avrebbe responsabilità di filtro raddoppiate, non sta brillando: Verreth è in calo e Bisoli non si è ancora del tutto ripreso dopo il lungo infortunio di ottobre e novembre.
Ecco perché i segnali che giungono da Torbole lasciano credere che anche contro il Südtirol possa esserci spazio per uno soltanto dei due. Resta però il dilemma: perché i due attaccanti migliori del Brescia faticano così tanto a convivere?
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