Brescia, tra Cellino e Micheli finisce a stracci: la ricostruzione

Come già era ben chiaro nelle premesse, tra Massimo Cellino – dunque il Brescia – e Luigi Micheli finisce malissimo. A «stracci». Prima tra i due le discussioni telefoniche che avevano portato alla definitiva rottura – innescata dalla mossa del dirigente di rassegnare le proprie dimissioni da membro del Cda – poi, ieri, la mancata ammissione al consiglio d’amministrazione (convocato con all’ordine del giorno le dimissioni di cui sopra) dello stesso dirigente. Al quale, inizialmente, risulta fosse stato chiesto di partecipare.
La ricostruzione
Micheli aveva accettato di farlo intervenendo da remoto, ma al dunque non è stato fatto accedere alla riunione. Una decisione che potrebbe significare che il club è pronto a contestare ufficialmente a Micheli alcuni aspetti del proprio operato nel corso degli anni al servizio del Brescia. Contestazioni che nei giorni scorsi Cellino aveva riferito a voce ad alcuni addetti ai lavori e professionisti anche a contatto col dirigente, i quali prontamente gli avevano riferito malumori e commenti presidenziali. I «riporti» avevano infastidito e anche offeso Micheli, che a quel punto ha deciso di non prendere in considerazione l’ipotesi di un ripensamento rispetto alle proprie dimissioni (che non è chiaro se ieri siano state ratificate o meno in assemblea) che riguardano anche il ruolo di direttore generale.

Il precedente
Ma nel frattempo anche lo stesso Cellino ha iniziato ad adottare un atteggiamento di profondo irrigidimento nei confronti del dirigente. Rispetto al cui operato, non è chiaro per quali aspetti e rispetto a quali circostanze, sarebbe intenzionato ad andare a fondo. A suo tempo, accadde anche con Francesco Marroccu. Tra i motivi di risentimento del presidente del Brescia nei confronti del suo a questo punto ex collaboratore (le cui funzioni passano ad Andrea Mastropasqua), ci sarebbe anche il fatto che il gruppo messicano Helù, nell’ottica di una potenziale riapertura di una trattativa per l’acquisto della società (non è chiaro se l’interesse è «spontaneo» o «indotto» da qualche intermediario che ha presentato ai possibili investitori le potenzialità del Brescia, soprattutto rispetto alla partita stadio) avrebbe indicato in Micheli una figura di garanzia che sarebbe potuta restare al proprio posto in caso di riuscita dell’operazione. È tutto un fiorire di retroscena.
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