Brescia, al via c’è un mercato pieno zeppo di buoni propositi

Il momento più atteso, ma anche il più temuto: perché il mercato di gennaio - apre oggi e terminerà il 31 - può essere ferro o può essere piuma.
Di certo, è difficile: ogni mossa va pesata molto più che in estate perché il rischio è anche quello di andare a toccare male certi equilibri. Inoltre, per un tifoso del Brescia le ultime due sessioni invernali sono state un incubo: nella sciagurata stagione di serie A, Cellino decise di fatto non intervenire se non a livello superficiale e nell’ultima, questi tempi furono segnati dai due «non» arrivi (che finirono in cause) dei Pandolfi e dei Ninkovic, oltre che di Karacic e poi a esempio della partenza di Sabelli e Torregrossa.
Ma quest’anno è tutto molto diverso e ciò che può succedere - che deve succedere - non sarà poco, né banale. Siamo destinati a vedere molte partenze e magari non troppi arrivi, ma di peso. A una prima analisi sui generi, in tutto questo c’è un ché di paradossale. Della serie: ma come, si va a intervenire in maniera «invasiva» su una squadra che è seconda e a oggi in serie A? Mentre al contrario, nelle ultime due stagioni in cui c’era da provare a rovesciare un destino, si decise di operare a meno del minimo sindacale?Il fatto è che tutto questo ha strettamente a che fare con le logiche aziendali celliniane. Nell’anno della serie A «trovata» in maniera inconsapevole, il gioco di grandi investimenti a gennaio non sarebbe valso la candela perché la stagione era già molto compromessa. Si sarebbe dovuto spendere molto per tentare una salvezza che aveva una bassa percentuale di possibilità di essere centrata: dall’ottica di Cellino sarebbero stati soldi buttati che avrebbero compromesso il processo di stabilizzazione economica del club.
E la passata stagione si decise invece di puntare tutto sul «manico» Pep Clotet e sul liberare l’ambiente dai malumori di giocatori scontenti per arrivare a raddrizzare una barca che doveva solo arrivare alla salvezza. Stavolta invece, per cominciare, c’è qualcosa che era gravemente mancata negli ultimi due giri di mercato invernale: la condivisione con gli allenatori in carica, che erano Corini e Dionigi (entrambi poi vennero esonerati). E nell’ottenimento del risultato condivisione con Inzaghi - risultato affatto scontato (anzi...) - c’è molto dell’opera del direttore dell’area tecnica Francesco Marroccu che non certo a caso Cellino - deciso anche ad autotutelarsi dai suoi colpi di testa - ha rivoluto con sé.
E poi, principalmente, c’è una prospettiva di serie A molto concreta. Resa tale dal lavoro di mister Inzaghi su una rosa costruita già in estate per essere competitiva grazie alle ritrovate ambizioni di Cellino, ma che per arrivare fino in fondo tra scommesse vinte (esempi: Tramoni, Bertagnoli) o perse (esempi: Ndoj, Cavion) o rimaste in sospeso (esempio: Bajic, Jagiello), tra decisioni maturate in itinere (con le scelte di non rinnovare Mateju - già partito -, Spalek e Chancellor) ha bisogno di decisioni impattanti con vista sul futuro.
Via chi non ha spazio nel domani (di qualsiasi categoria si parli), avanti chi questo domani lo deve scrivere e poi mettere in scena. La prospettiva, va quindi cavalcata senza lasciare nulla di intentato. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, non sarà una rivoluzione, ma una evoluzione con un restyling che non andrà a cambiare i connotati, ma semmai - nei propositi - a migliorarli per dare più definizione.
A livello tattico (così com’era, l’ultimo 4-3-3 appariva un’incompiuta) così come nell’accrescimento del tasso di personalità della squadra. A seconda di chi partirà-arriverà, poi potrà esserci una sterzata anche a livello di modulo partendo dalla «certezza» del «4-3». Poi, dal ritorno al doppio trequartista al trequartista unico con doppia punta, al consolidamento del 4-3-3 ci potrebbe stare tutto. Ma prima le partenze.
Dopo Mateju (Calabresi è la prima opzione per sostituirlo), oggi (o a brevissimo) può toccare a Spalek (Crotone dove fuori rosa c’è Molina, che può anche interessare) e Capoferri (Lecco). E poi, a seguire, a Chancellor, Cavion (Modena?), a uno tra Labojiko e Ndoj, ad almeno uno tra Linnér e Perilli per far spazio a un dodicesimo più affidabile. Poi, potrebbe toccare anche a Bajic che per varie questioni non convince fino in fondo: puntare su di lui vorrebbe dire farlo giocare tanto con il «rischio» di doverlo poi riscattare a tutti i costi pur non vedendo in lui un reale prospetto oppure centellinandone le presenze, ma perdendo così una pedina in un ruolo strategico.
Si pesano pro e contro: se Bajic partirà, sarà però solo se il Brescia riuscirà ad andare su una «puntona» macchina da gol stile Mancuso, La Mantia o Forte. O Torregrossa? Solo suggestione, ad ora. Mentre in difesa (per la destra Karacic resterà, mentre Huard è in stand by) la pista Modolo si fa complicata, in mezzo al campo si cerca una mezz’ala mancina e, forse, un play (in base a chi arriverà, se arriverà, si deciderà su Andreoli). Sarà un gennaio intensissimo: di certo pieno di buoni propositi e slancio.
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