Brescia, adesso tutto passa dalla forza di reazione

Botte grosse da queste parti ne sono state prese tante. Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. Ma dovendo scegliere, quella di lunedì tardo pomeriggio, viene da associarla a quella del 30 maggio 2010.
Si giocava l’ultima giornata del campionato di serie B e il Brescia di scena a Padova, in lotta per la salvezza, si giocava la vittoria del campionato: occorreva centrare almeno lo stesso risultato del Cesena. Finì con una pessima prestazione, una sconfitta 2-1 e soprattutto con il trionfo dei romagnoli e il Brescia terzo in classifica, ai play off. Piansero in molti quel giorno nello spogliatoio di una squadra che si fece prendere dal «braccino». Una mazzata micidiale condita dalle tuonate di Gino Corioni contro Beppe Iachini giudicato responsabile unico della débacle e colpevole «di aver schierato una formazione assurda». C’era tutto per implodere. Invece, quel Brescia seppe raccogliere i cocci dandogli la forma che portò alla promozione via play off.
Le circostanze odierne non sono quelle di allora, quando il bersaglio mancato fu davvero una sentenza di peso quintalesco, ma nemmeno lunedì abbiamo scherzato perché oltre alla riapertura della corsa alla A diretta, c’era in ballo l’ipoteca del terzo posto: non proprio un dettaglio. È stata tosta e anche 24 ore dopo tutta l’amarezza e lo sconforto erano ancora lì. Però appunto: se 12 anni fa quel Brescia seppe fare delle lacrime di Padova una forza motrice per andare a cavalcare i play off, a maggior ragione può e deve riuscirci questo.
Tutto ora passa dalla misurazione della forza mentale di un gruppo che guidato adesso da Corini, il quale a sua volta sa cosa significhino le mazzate, oltretutto senza ritorno (vedi epilogo della passata stagione con il Lecce), deve mettere la testa solo sugli aspetti che inducono a guardare avanti a testa altissima. Intanto se Atene (il Brescia) piange, Sparta (Cremonese, Monza, Benevento e Pisa) non ride.
Le cose sono due: o le altre alla vigilia sono state sopravvalutate o il Brescia è stato sottovalutato. Poco cambia: la barca sulla quale si viaggia, è la stessa. E qualcosa vorrà pur significare. Questo è un campionato che dal tavolo di lunghe partite a ciapanò, andrebbe trasferito sulla poltrona di un’analista in grado di capire i perché di un’epidemia di «braccini» nei momenti clou. Comunque: se l’inverosimile a 360° si è compiuto lunedì, l’inverosimile può ancora accadere. Chi se la sente di dire che il campionato è finito così?
E a prescindere il miglior piazzamento per il post season è ancora possibile. Le sentenze è ancora meglio tenerle in tasca. Anche perché, tra l’altro, dopo il Lecce il Brescia è la squadra che ha perso meno: pure questo punto merita di essere focalizzato per ridarsi animo alla veloce. E poi, il Brescia fisicamente sta molto bene: lasciamo da parte il Lecce, del lotto di quelle lassù quella di Corini è la squadra che sembra stare meglio. In più: ci sono ancora due pedine fresche, Palacio e Bianchi, da inserire. Su, andiamo.
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